lunedì 28 gennaio 2008

GARIBALDI. IL MITO CONTINUA !

Quest'anno, in pompa magna e con gran dispendio di energie e risorse pubbliche, viene celebrato il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza nel 1808.
Questo appuntamento poteva essere l'occasione per approfondire, da un punto di vista storico scientifico, la figura e le azioni di Garibaldi in Italia ed in America.
Nulla di tutto questo è sucesso.
Ci si è buttati a capofitto nella più trita retorica risorgimentale, fedeli al culto della personalità costruito e mantenuto intatto per decenni, proni alla consegna che "non si può parlare male di Garibaldi".
Eppure di Garibaldi si deve, anche, parlare male giacché non è tutto oro quello che luce. Una seria riproposizione storiografica del nizzardo dovrebbe superare i condizionamenti ideologici che stanno alla base del mito garibaldino.
Chiedersi perché questo non avvenga può sembrare una domanda retorica.
Eppure tanto retorica non è se abbiano presente che Garibaldi fu Gran Maestro della Massoneria Italiana che, per anni - attraverso i propri affiliati che ricoprivano le massime carico dello Stato - impose al Paese una visione di parte della costruzione dell'Unità nazionale e costruì sul mito del risorgimento anticlericale la giustificazione della propria permanenza al potere.
Il tentativo del regime fascista di costruire un'etica ed una mistica nazionale fu speculare a quella della massoneria risorgimentale che, anzi, condizionò dall'interno il regime e gli sopravvisse, diventando mentore culturale ed ideale del nascente comunismo italiano.
Non fu certo un caso se il Fronte Popolare adottò quale simbolo la figura di Garibaldi. Venuto meno il comunismo italiano, la cultura ufficiale del nostro Paese, priva del "padrone", ha riallacciato i nodi con il mito risorgimentale, con quella cultura anticlericale che sin dall'estromissione dei cattolici dal processo unitario italiano, attuata nel 1849, ha costituito la sorgente di leggitimità e della cultura e della visione dello Stato.
Rivedere con mente libera l'azione di Garibaldi significa mettere in crisi, far venir meno la leggitimità su cui si fonda la cultura ufficiale e su cui è basata - ed è ben più grave - la visione dello Stato di larga parte della società italiana.
Ma, in buona sostanza, signfica anche riconoscere che l'unica realtà unificante del nostro Paese è stata la Fede e la cultura cristiana, ben antecedente al mito del Risorgimento quale è stato costruito ed imposto all'Italia.
Per i cattolici, per le persone che sanno coniugare rettamente Fede e Ragione, il periodo fril 1848 ed il 1945 è Storia. Storia che deve essere investigata con metodo scientifico e senza apriori ideologici.
Per coloro che sono ancora imbevuti di cultura anticlericale o massone, quel periodo è la fonte di leggittimazione del loro strapotere culturale e politico (vedi gli episodi di intolleranza ultimi), per cui non si tocca una virgola della vulgata ufficiale. Ed il mito continua.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi spiace solo che gli abbiano sparato ad una gamba e non in testa.