domenica 30 dicembre 2007

INI, INI, INI...qui ci sono i grembiulini ?

A Dini, assente dalla scena politica da un po' di tempo, non è parso vero assurgere agli onori della cronaca di novello Bruto dopo aver beneficiato, per anni, dall'essere sodale di Romano. La nemesi ha colpito ancora consentendo il laticlavio a Lamberto, illustre per il tener fede ai patti giurati.

Prima i dodici punti - irrinunciabili - di Romano, adesso i sette punti - anch'essi irrinunciabili - di Lamberto. La fiera delle vanità è aperta e, tra poco, sulla bancarella faranno la loro comparsa i punti (sempre irrinunciabili) di Walter, Francesco, Fausto….ci vorrà un calendario per ricordare il nome dei capi e capetti dell'affollatissimo parterre di questa maggioranza governativa., divisa su tutto tranne che su un punto: restare incollata alla cadrega.

Ma restiamo al nostro Lamberto che tra i punti irrinunciabili ha inserito l'abolizione delle Province. La seriosità e la supponenza del personaggio inducono a considerare la questione con attenzione: due passaggi parlamentari con doppia lettura trattandosi di modifica alla Costituzione; scardinamento di un'organizzazione territoriale amministrativa che, nel bene e nel male, appartiene al patrimonio storico e culturale del nostro Paese. Tutto ciò da realizzarsi, nella migliore delle ipotesi entro la fine della Legislatura e cioè in tre anni; nella peggiore delle ipotesi entro il 2009 data in cui le votazioni europee trascineranno sicuramente anche quelle nazionali.

Se questi sono i proclami di Lamberto possiamo essere ben contenti che Romano se lo tenga stretto stretto; anzi, si deve fare anche l'impossibile perché non venga la tentazione di imbarcarlo nel centrodestra: un personaggio del genere fa danni ovunque ed allora che continui a farli nel centrosinistra o in un limbo partitico da inventari apposta per lui.

Ma forse non ho colto un aspetto della sortita del novello Bruto:
ini... ini... ini .... qui ci sono i grembiulini ?

sabato 22 dicembre 2007

BUON NATALE


Auguro un sincero Buon Natale con queste parole di Antonio Rosmini.


La vita eterna per tutti quelli che credono in colui che fu mandato dal Padre: ecco l'oggetto della volontà del Padre. Ma se cerchiamo che cosa sia la vita eterna, non ci troviamo noi di nuovo ricondotti alla carità ? Poiché, come abbiamo pur detto, che cos'é altro la vita eterna, se non la carità magnificata e glorificata ? Essa è Iddio carità in noi permanente in eterno, senza velo che ne copra la faccia, senza nube che ne involga l'essenza. L'altissimo scopo dunque della missione di Cristo è la magnifica, eterna e perfetta carità; e questa missione doveva compiersi dalla stessa carità che in Cristo dimorava, "per cui in questo conoscemmo la carità di Dio, che egli depose l'anima sua per noi (Gv. 3.16)"
BUON NATALE

sabato 8 dicembre 2007

La spallata di Berlusconi

Ci voleva il senatur, dalle valli lombarde, per ripristinare la verità.: Berlusconi doveva dare la spallata a Prodi, invece l'ha data a Casini.
Bella prodezza ! Come era ovvio Prodi continua a fare il Presidente del Consiglio giacché non è sufficiente annunciarlo in televisione, nelle piazze, consultare le ricerche di mercato, cercare di rubare parlamentari al centrosinistra (operazione di trasformismo che si può ritorcere nel futuro si chi l'ha provocata: chi ha trdaito una volta, tradisce sempre !) per far cadere un governo.
Forse Berlusconi non lo vuole capire ma l'opposizione si fa in Parlamento tutti i giorni.
Il risultato di questa operazione è la spaccatura del centrodestra; e questo costituiisce l'ennesimo regalo di Berlusconi a Prodi.

Certamente l'UDC - salvo quei pochi che anelano alla corte di Arcore - non si fa ricattare da chi considera la politica un mercato anzicché la forma più alta di servizio per la società.

giovedì 6 dicembre 2007

YESMAN PER BERLUSCONI ? MAI !

Subito le ultime elezioni regionali, l'UDC fece presente che se non si fosse cambiato passo nell'azione politica del Governo Berlusconi si sarebbero perse le successive elezioni politiche. Fatto che si è puntualmente verificato.
La responsabilità del mancato ascolto dell'UDC cade sull'allora Presidente del Consiglio che, fidandosi dei soli sondaggi d'opinione, ha consegnato l'Italia al peggior governo della sua storia repubblicana.
L'UDC trasse quale logica conseguenza la fine della cosiddetta Casa della Libertà, coalizione che aveva permesso di scalzare il governo di centrosinistra nel 2001 e propose di rivedere i modi di essere opposizione da parte del centro destra; fu coperta di insulti ed improperi.
Per più di un anno Berlusconi ha contrastato il pessimo governo Prodi in maniera "immaginifica" e non sostanziale, mentre l'UDC si batteva giornalmente in Parlamento contro lo "sgoverno" di Prodi e dei suoi accoliti. Si giunge al fatidico - per Berlusconi - 14 novembre in cui sarebbe dovuto cadere miseramente in Senato il Governo Prodi e non succede nulla: Prodi è ancora lì anche se si lecca le ferite.
Il giorno dopo Berlusconi certifica la fine della Casa delle Libertà (l'UDC l'aveva detto un anno prima) e si inventa seduta stante un nuovo Partito cui plaude - senza alcun dibattito negli organi (ma esistono gli organi di quel partito ?) - la gente di Forza Italia, Poi subito giù a raccogliere firme per le pre-adesioni (ma che mai saranno le pre-adesioni ?) al nuovo Partito: risultato eccezionale……….. con le 30.000 firme in Liguria !? Ma via, siamo seri un risultato eccezionale è costituito da ben altri numeri.
Poi scopriamo, per editto di Berlusconi, che non si tratta di un partito ma di un network e, udite udite, peggio per chi non vi entrerà.
Ultima della serie l'UDC viene tacciata (e le smentite servono poco in queste storie: el tacon l'è pezo del buso) di aver sabotato la Casa delle Libertà ed il centrodestra. Meno male che Ronchi (AN) in un sussulto di onestà dice che questa accusa è falsa ed infondata.
Fine della storia e considerazione terminale (per ora): il presidente Berlusconi vada a cercare altrove gli yesman. L'UDC continuerà nella sua posizione di contrasto al Governo Prodi e - qualora la legge elettorale lo consenta - cercherà di ampliare i propri consensi, può darsi che diventi la Cosa Bianca (io ho forti dubbi al riguardo), ma giocherà sempre in opposizione alle sinistre di qualsiasi gradazione di rosso esse siano.

giovedì 1 novembre 2007

TOR DI QUINTO e G8


Il Veltro che padre Dante ha tratteggiato nella Divina Commedia, ponendo in essere un rompicapo durato quasi otto secoli, pare inverarsi nel sindaco di Roma nonché novello capo di un partito capace di far convivere i diversi; personalità eclettica perché riesce a dettare l'agenda al Presidente del Consiglio in tema di sicurezza, pur non avendo fatto nulla per evitare la situazione di insicurezza delle periferie urbane della città che amministra e - contemporaneamente - si scusa col sindaco Vincenzi perché il Parlamento (di cui non fa parte) non ha approvato la Commissione di inchiesta sui giorni del G8 a Genova.

Ma il sindaco Veltroni avrebbe fatto meglio ad investire il denaro del Comune sulla sicurezza di Tor di Quinto e delle altre periferie (illuminazione, presenza di Polizia Municipale, impedimento all'insediamento delle baraccopoli abusive ecc.ecc.) anzicché sulle passerelle della Festa del Cinema che, peraltro, sta creando seri problemi alla Mostra del Cinema di Venezia.

Ma il segretario Veltroni si decida se vuole mandare a casa Prodi o fargli collezionare altre brutte figure come quella del diktat (perché di questo in buona sostanza si è trattato) sulla trasformazione del disegno di legge sulla sicurezza in decreto legge.

Ma il sindaco, nonché segretario Veltroni lasci stare la Commissione di inchiesta sul G8; Genova ed il Paese ne fanno volentieri a meno. Tanto, nella storia repubblicana, le Commissioni di inchiesta parlamentare non hanno mai prodotto nulla di utile per il Paese; poi Genova ed il Paese hanno ben presente chi erano gli aggressori e chi erano gli aggrediti nei giorni del G8: i black block, Giuliani e co. facevano parte dei primi, la città e le forze dell'ordine dei secondi.

Prenda, invece, le distanze da chi viene a Genova per manifestare contro le richieste di condanna espresse dal Pubblico Ministero per i responsabili delle devastazioni del G8: atto gravissimo di intimidazione verso la magistratura.

Ma forse il Veltro, che deve mettere insieme, gli opposti quest'ultima decisione non può assumerla !

giovedì 25 ottobre 2007

In bici sull'Appenino

Il Governo Prodi, da mesi in fibrillazione per

le continue litigate fra le sue varie componenti,
la mancanza di accordo su un programma ben definito - vi ricordate il proclama dopo il conclave della Reggia di Caserta (costante ahimé tanti soldi al contribuente italiano) -
per i veleni iniettati ad ogni piè sospinto dall'interno dell'Unione,
per la costituzione del Partito Democratico,
per il micidiale scontro fra Ministri e Procuratori della Repubblica,
e, dulcisi in fundo, per non aver saputo governare il Paese,

è giunto al capolinea, come la votazione odierna al Senato ha ampiamente dimostrato. L'unico a non rendersene conto è il nostro Romano che pensa di essere ancora ai tempi dell'IRI quando non doveva rendere conto a nessuno del suo operare.
Non sarà né Berlusconi ossessionato dalle spallate e dai sondaggi d'opinione, né il cambio di casacca di qualche parlamentare o l'assenza determinante di parlamentari eletti nelle file dell'Unione a far cadere il governo Prodi. Sarà la vergogna di non saper governare il Paese nonostante i voti ricevuti e di averlo ridotto alla miseria materiale e morale.
Si limiti, a questo punto, a svolgere la funzione notarile di curatore fallimentare o meglio si rechi al Quirinale per rassegnare le dimissioni e torni a fare il ciclista per le strade dell'Appennino.


giovedì 18 ottobre 2007


TERZO VALICO. Anné in ciappa che l'é megio ............

Un vecchio detto genovese, molto più pregnante dei vaffa di Beppe Grillo, recita così " Anné in ciappa a da ......" e si riferisce ad una pena in auge nella vecchia Repubblica di Genova cui veniva condannato il millantatore. La pena consisteva nell'andare in Piazza Raibetta (tutt'ora esistente) e sedersi, più volte, con violenza su una pietra levigata (ciappa). Penso che ciascuno comprenda quale sia la parola da sostituire ai puntini.
Questa è la pena cui dovrebbero essere sottoposti tutti i vari esponeneti della sinistra genovese (nelle versioni PCI, PDS, DS) e sinistra radicale (PRC, Comunisti Italiani, Verdi ecc.) nonché i loro emuli della Margherita transitati nel Partito Democratico e dell'Italia dei Valori per la loro contrarietà manifesta (prima) ed insipienza (adesso) che è costata a Genova ed al nostro Paese l'affossamento della linea di valico ferroviario appeninico, nota anche come Terzo Valico.
Tanto hanno fatto che alla fine una linea ferroviaria di cui si auspica la realizzazione da ben 110 viene riposta ulteriormente nel cassetto: nulla è servito l'impegno della Giunta Biasotti per giungere alla soluzione del problema. Importante era sabotare il centrodestra indipendentemente dai danni arrecati alla città ed al Paese. Hanno messo in scena anche l'AD di FS per attestare l'inutilità di quest' opera.
Tutti, a parole, dichiarano che si deve realizzare il Terzo valico ma nessuno opera concretamente per centrare l'obiettivo: la colpa è sempre di un'altro.....peccato che quest'altro (o questi altri) appartenga alla loro stessa parte politica: il centrosinistra. Un centrosinistra che ovunque - ma in particolare qui in Liguria - fa solo danni.

domenica 14 ottobre 2007

TURKEY Responsabile del genocidio armeno



Chi opera per l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea rifletta attentamente sulla reazione del Governo Turco all'approvazione di una risoluzione che definisce "genocidio" i massacri compiuti dal Governo Ottomano nel corso della Prima Guerra mondiale da parte di una Commissione del Congresso USA (nella foto il memorial al genocidio armeno a Tsitsernakaberd).
Il neopresidente turco Gul ha dichiarato che " Questa decisione inaccettabile della commissione (...) non ha alcun fondamento e non rispetta i turchi" .
Il fatto è che il Governo Turco e l'establishment turco non vuole fare i conti con la propria storia e non accetta che altri gli rammentino l'orrendo genocidio compiuto ai danni degli Armeni; dopo i massacri compiuti in Vandea dalla Rivoluzione francese, questo genocidio è il primo di una triste serie che ha insaguinato il Novecento.
Ogni qual volta che la Turchia viene richiamata a riconoscere questa triste responsabilità reagisce in maniera furibonda.
Credo sia giunto il momento di dire che se la Turchia vuole entrare nell'Unione Europea deve riconoscere questo crimine e chiedere perdono ai sopravissuti ed alle loro famiglie e, se del caso, provvedere al risarcimento materiale dei danni inferti a quel popolo.

Bisogna, ancora, ricordare che la Turchia

  • sostiene militarmente un governo illegale nel nord di Cipro;
  • impedisce alle navi di un Paese UE (Cipro) di accedere ai propri porti:
  • non vuole risolvere i problemi della minoranza curda.

Diciamo con forza il nostro NO all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea

giovedì 11 ottobre 2007

SARDEGNA, ma cosa fai ?

Questa della sentenza di Hannover è veramente grossa, sotto il profilo dell'idiozia e della demenza. Non sappiamo se l'interessato sia contento dell'esito del processo e di aver ricevuto una sì mite condanna. Ma quel sardo squalifica sia per l'atto compiuto, sia per la motivazione della sentenza tutti i sardi e tutti gli italiani.
Non parliamo del giudice di Hannover che dovrebbe vergognarsi e nascondersi per le motivazioni che stanno alla base della sentenza.
Il Governo Prodi dovrebbe convocare l'ambasciatore di Germania ed esternare la più profonda deprecazione per quanto accaduto pur nel rispetto dell'indipendenza della magistratura

mercoledì 10 ottobre 2007

SFASCIACARROZZE

C'è chi di mestiere fa lo sfasciacarrozze. Succede anche in politica, solo che in questo caso la faccenda rasenta la paranoia o il consapevole obiettivo del'uomo forte, qualunque colore esso abbia.
Nonostante le tante, troppo cose, che nel nostro Paese non sono soddisfacenti - e non sto ad indicarle perchè ne sortirebbe un elenco troppo lungo - non mi pare che la soluzione sia quello di sfasciare tutto secondo la logica del "tanto peggio tanto meglio".
Senza dover rinvangare le motivazioni per cui ci troviamo in questa situazione credo che la strada maestra sia quella di costruire la "buona politica".
Noi cattolici ci siamo dati un appuntamento con la prossima Settimana Sociale avente a tema proprio l'esigenza di fondare l'agire della società sul criterio del "bene comune". Anche per questo ci sentiamo impegnati ad operare con fermezza - ma avendo presente la realtà del nostro Paese - per costruire una "buona politica" che non è di destra, né di sinistra. Noi lavoriamo per i nostri valori e li proponiamo al Paese, alla gente.
Sarà un percorso lungo e difficile che impatta la logica bipolare in cui attualmente siamo costretti, ma che non ci entusiasma proprio per i limiti che ha dimostrato portando il Paese alla paralisi.
Ripensare il popolarismo sturziano in tutte le sue sfacettature ci aiuterà a comprendere meglio la strada per costruire la "buona politica", sia nelle amministrazioni locali, sia in quelle regionali, sia a livello nazionale.
Così come la DC ha consentito ai cattolici italiani di riorganizzare e ricostruire il Paese, così i cattolici italiani, con nuove strumentazioni, debbono e vogliono far uscire il Paese dalla palude in cui le "beghe di cortile" e gli "interessi di bottega" l'hanno costretta in questi quindici anni di bipolarismo, assunto a ideologia del potere.

sabato 6 ottobre 2007


LEPANTO

Il 7 ottobre 1571 la flotta voluta da Papa Pio V e composta da navi ed equipaggi dell'Europa cristiana sconfisse la flotta turca a Lepanto.
Venne così fermata l'espansione turca nel Mediterraneo; bisognerà attendere la liberazione di Vienna (1683) dall'assedio delle armate turche per vedere iniziare il declino della minaccia turca sull'Europa.

Erano passati secoli da Poitiers (732) allorché era stata fermata l'invasione dell'Europa delle forze musulmane; in questi secoli i musulmani si erano insediati in Spagna, in Sicilia, in Puglia, nei Balcani.
La liberazione dell'Europa dal potere musulmanio è costato secoli di lotte con conseguenti drammi delle popolazioni rivierasche, lutti, sventure. Nelle nostre riviere le Confraternite di Sant'Erasmo erano particolarmente dedicate a sovvenire le famiglie delle persone ridotte in schiavitù dai pirati barbareschi, spesso guidati da cristiani rinnegati. Ancora nell'800 - nonostante il forte contenimento del potere navale turco operato dagli Stati cristiani e dai Cavalieri di Malta - l'ammiraglio Giorgio Mameli della Marina sarda, padre di Goffredo Mameli, partecipava a spedizioni per contrastare le scorrerie del Bey di Tripoli.
Per ringraziare la Vergine Maria della vittoria conseguita a Lepanto papa Pio V fisso al 7 ottobre la festività della Madonna del Rosario.
L'Europa non deve e non può dimenticare quante lacrime e sangue e quanti secoli è costato liberarsi dal dominio musulmano. Anche perché non pare esistano, al momento, personalità della tempra del Principe Eugenio di Savoia.

giovedì 4 ottobre 2007

BIRMANIA. Protestare non basta




Protestare non basta.


Agire con determinazione perché sia posto fine alla dittatura che da 45 anni domina la Birmania.


Ricordarsi che la maggiore responsabilità di questa situazione appartiene alla Repubblica Popolare Cinese ed è su questo Paese che si deve agire per cacciare la dittatura.

Così come bisogna ricordarsi che non basta cacciare la dittatura per riportare la Birmania nell'alveo della democrazia, della libertà e del rispetto dei diritti umani: la presenza del "triangolo d'oro" dell'oppio, le zone contrllate "de facto" da gruppi tribali super armati sono un'ipoteca per una transizione pacifica ad un regime democratico. L'esperienza dell'Iraq e dell'Afganistan insegni.


Oggi, comunque, accendiamo una candelina - anche simbolica - insieme a tutti coloro che vogliono una Birmania libera.
Oggi per la Birmania.
Domani per il Tibet, il Darfur, il Sahara occidentale, Cuba ed il Venezuela e tutti i Paesi in cui non esiste la libertà.

lunedì 1 ottobre 2007


BIRMANIA, BURMA, MYANMAR

Tutte le volte che sento parlare della Birmania mi balza, nella memoria, il film "L'Arpa Birmana" diretto da Kon Ichikawa nel 1956.
La storia di quest'opera cinematografica si può leggere su diversi siti Internet e quindi non sto a raccontarla; ma il ricordo di un film contro la follia della guerra e della violenza ben si addice a quanto accade in questi giorni in Birmania.

La vicenda della Birmania è simile a quella di altri Paesi della penisola indocinese ove dittature militari di ispirazione comunista (Vietnam, Cambogia, Laos) od ultranazionaliste (Thailandia) hanno imposto, terminata la fase coloniale dell'immediato dopoguerra, un pesante giogo alle popolazioni.
La dittatura militare, di ispirazione comunista, che ha ridotto la Birmania a livelli di povertà ed arretratezza secondi a quelli della Corea del Nord è stata tollerata ed ignorata al pari di quella dei Khmer rossi in Cambogia, di Mugabe nello Zimbabwe, di Videla in Argentina ed altri tiranni. Lo stesso errore è stato fatto con Fidel Castro a Cuba e lo si sta facendo con Hugo Chavez in Venezuela e Evo Morales in Bolivia.

Non è mai troppo tardi per ricordarsi che la pace, la giustizia, la libertà e la democrazia non sono solo ideali, ma debbono essere praticate ovunque perché sono indivisibili beni di tutta l'umanità.

Difficilmente le Nazioni Unite riusciranno a incidere sulla situazione birmana (e tale fallimento si aggiungerà ai tanti che costellano la storia di un organismo che non ha saputo, né voluto impedire situazioni quali quelle del Ruanda, del Darfur, del Sahara occidentale, dell'ex-Jugoslavia, della Palestina, del Libano, del Kashmir, del Tibet e l'elenco può continuare a lungo), forse vi riusciranno - sempre che lo vogliano - quei Paesi che hanno rapporti economici e militari con quel Paese.

domenica 30 settembre 2007



BATTAGLIO', POPULAZIO', ATTENZIO' E' ASCIUTO PAZZO 'O PATRO' !

E così "le emittenti radiotelevisive pubbliche e private...sono invitate a riservare nei programmi di informaizone uno spazio adeguato all'argomento delle svolgimento delle elezioni primarie indette per la scelta dei componenti dell'assemblea costituente nazionale e del segretario politico nazionale del Partito Democratico per il giorno 14 ottobre 2007, osservando il principio di pluralismo, obiettività, completezza e imparzialità dell'informazione".

Non è una velina del Minculpop (per chi non lo sapesse era il Ministero che nel ventennio fascista stabiliva ciò che dovevano e ciò che non dovevano scrivere i giornali), ma una circolare che l'"Autorità per le garanzie nelle comunicazioni" ha inviato ai mass-media italiani.

Ed io, cretino, che pensavo che nell'Italia post-fascista, post-DC, post-tutto gli organi di informazioni fossero liberi di scegliere i servizi da pubblicare o da mettere in onda.
Sì aveva ragione Arbore: No, non è la BBC.