martedì 27 dicembre 2011

Questione sociale. Nuova e diversa



Stiamo vivendo in una nuova e diversa questione sociale con un avversario invisibile ed imprendibile da contrastare. Gli strumenti che la storia del secolo scorso e l'esperienza accumulata negli anni trascorsi non sono di alcun aiuto.

Ripartire dai principi - che per noi cattolici sono iscritti nella Dottrina Sociale della Chiesa è ineludibile - per comprendere come vincere un nemico invisibile nella sua entità ma visibilissimo negli effetti che sta producendo.

Un "ponte" ci unisce a quei cattolici che affrontarono la "questione sociale" nei tempi passati: la speranza e la certezza di riuscire nell'intento.

venerdì 23 dicembre 2011

NATALE 2011



L’è Natale, battaggia ‘e campann-e!
Cori d’Angei se sente cantâ e in ti boschi in sci monti e pe-e cianne-e gh’è a gran paxe da tutti aspetâ.
Tutto o çë o lè gremio de stelle: nêutte freida, ma câda d'Amo...
Tutte ‘e cose diventan ciù belle se in to chêu brilla un raggio de Sö!
Bon Natale


(le parole sono di Piero Bozzo)

La vicinanza del card. Bagnasco agli operai della Fincantieri



«L’importante è salvare il lavoro,nelle modalità che si riescono ad individuare. Ma, certamente, questo presidio deve essere assolutamente reso vivo, innovato e posso anche dire che l’attenzione concreta, fattiva da parte di tutti è continua». È l’augurio rivolto dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, agli operai dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente, in vista del Natale. I lavoratori proseguono con il presidio per protestare contro l’accordo sulla cassa integrazione siglato dalle sole Fim-Cisl e Uilm


Agli operai in particolare, il porporato ha rivolto «un pensiero di grande stima, apprezzamento, vicinanza. Conosco molte di queste persone, sia direttamente sia soprattutto attraverso i cappellani del lavoro. A tutti dico il mio affetto, la mia vicinanza. Essi sanno - ha concluso il cardinale Bagnasco - l’impegno della Chiesa genovese e di tutta la città perché questo presidio lavorativo, che è glorioso e storico, possa continuare nei modi migliori, come essi stessi dicono e vogliono e sono disposti».


Il leader dei vescovi ha poi lanciato un appello a Genova, e indirettamente al Paese: «È evidente da tutte le parti» che sul lavoro «bisogna cambiare mentalità», «puntare su strade nuove»; per superare la crisi, Genova (e non solo) ha «assolutamente» bisogno di «trovare strade nuove». «Ci vuole - ha detto registrando il suo messaggio di Natale alla città - un cambiamento di mentalità rispetto alle modalità del lavoro, all’innovazione, alla progettazione».


«È un Natale - ha proseguito Bagnasco - in cui dobbiamo continuare a pregare» per avere «da una parte il dono di un supplemento di sapienza e di saggezza, in modo da riuscire ad affrontare le difficoltà insieme, nella solidarietà più stretta tra gli uni e gli altri; dall’altra, per avere più sapienza per poter decidere le cose che in questo momento devono essere decise per il bene delle persone delle famiglie e per lo sviluppo del Paese».


Il cardinale ha quindi formulato i propri «auguri a tutti di serenità familiare». «Perché - ha concluso - se non c’e il nucleo familiare che assicura quella rete di rapporti, sicurezza, fiducia, proprio come la zattera che ciascuno desidera, è difficile poi affrontare qualunque onda. Se invece la famiglia è coesa nel suo interno, se gli affetti sono sicuri e belli, anche le onde più difficili si possono affrontare».

giovedì 22 dicembre 2011

TERZO VALICO FERROVIARIO





Finalmente si parte con il Terzo Valico. Adesso, però, bisognerà comprendere come sarà gestita logisticamente la situazione de a) smaltimento dei 6milioni di metri cubi di materiale di scavo;b) approvigionamento dei materiali di costruzione; c) cantieri di lavoro; d) alloggiamenti per il personale.


Stante la situazione della viabilità della Valverde e della Valpolcevera - interessate dal foro di Cravasco e di Molinassi - è bene parlarne subito con chiarezza onde evitare problemi nel prosieguo.

Iniziativa politica per l'Europa



La nostra sfida non è nel consegnare l´Italia in svendita all´Europa. Il compito della nostra classe dirigente è il contrario. Riportare l´Italia al centro dell´iniziativa politica della Ue, di cui siamo co-fondatori decisivi. Per spiegarci... con un esempio: non vorremmo una stagione di privatizzazioni e dismissioni come quella del ‘92-‘93 ma una nuova conferenza di Messina che culmini in un nuovo Trattato di Roma. Sono passati più di cinquanta anni da quella straordinaria soluzione politica che, dopo una crisi diplomatica, consentì all´Europa di divenire quella che ancora oggi è. Ora, più ancora che i nostri bilanci, si tratta di salvare la moneta unica e l´Unione stessa. Una scossa europea, ecco ciò di cui abbiamo bisogno. (da "Formiche", Dicembre 2011)

Articolo 18 SdL - Cortina fumogena per non affrontare i problemi del lavoro

Il fuoco di sbarramento contro ogni ipotesi di modifica dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori serve solo ad impedire l'inizio di una reale disamina dei problemi dell'occupazione - in particolare di quella giovanile - nel nostro Paese.

Conoscere il contenuto dell'art. 18 può aiutare a disinnescare una polemica che - come ricordato da Flavio Repetto, Presidente ELAH-DUFOUR-NOVI nonchè Presidente di Fondazione CARIGE - non ha alcuna rilevanza sul mondo del lavoro.


Art. 18 - Reintegrazione nel posto di lavoro
Ferme restando l’esperibilità delle procedure previste dall’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell’articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Tali disposizioni si applicano altresì ai datori di lavoro, imprenditori e non imprenditori, che nell’ambito dello stesso comune occupano più di quindici dipendenti ed alle imprese agricole che nel medesimo ambito territoriale occupano più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa alle sue dipendenze più di sessanta prestatori di lavoro. Ai fini del computo del numero dei prestatori di lavoro di cui primo comma si tiene conto anche dei lavoratori assunti con contratto di formazione e lavoro, dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato parziale, per la quota di orario effettivamente svolto, tenendo conto, a tale proposito, che il computo delle unità lavorative fa riferimento all’orario previsto dalla contrattazione collettiva del settore. Non si computano il coniuge ed i parenti del datore di lavoro entro il secondo grado in linea diretta e in linea collaterale. Il computo dei limiti occupazionali di cui al secondo comma non incide su norme o istituti che prevedono agevolazioni finanziarie o creditizie. Il giudice con la sentenza di cui al primo comma condanna il datore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento di cui sia stata accertata l’inefficacia o l’invalidità stabilendo un’indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dal momento del licenziamento al momento dell’effettiva reintegrazione; in ogni caso la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione globale di fatto. Fermo restando il diritto al risarcimento del danno così come previsto al quarto comma, al prestatore di lavoro è data la facoltà di chiedere al datore di lavoro in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro, un’indennità pari a quindici mensilità di retribuzione globale di fatto. Qualora il lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell’invito del datore di lavoro non abbia ripreso il servizio, né abbia richiesto entro trenta giorni dalla comunicazione del deposito della sentenza il pagamento dell’indennità di cui al presente comma, il rapporto di lavoro si intende risolto allo spirare dei termini predetti. La sentenza pronunciata nel giudizio di cui al primo comma è provvisoriamente esecutiva. Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’articolo 22, su istanza congiunta del lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o conferisca mandato, il giudice, in ogni stato e grado del giudizio di merito, può disporre con ordinanza, quando ritenga irrilevanti o insufficienti gli elementi di prova forniti dal datore di lavoro, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro. L’ordinanza di cui al comma precedente può essere impugnata con reclamo immediato al giudice medesimo che l’ha pronunciata. Si applicano le disposizioni dell’articolo 178, terzo, quarto, quinto e sesto comma del codice di procedura civile. L’ordinanza può essere revocata con la sentenza che decide la causa. Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’articolo 22, il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al primo comma ovvero all’ordinanza di cui al quarto comma, non impugnata o confermata dal giudice che l’ha pronunciata, è tenuto anche, per ogni giorno di ritardo, al pagamento a favore del Fondo adeguamento pensioni di una somma pari all’importo della retribuzione dovuta al lavoratore.

giovedì 15 dicembre 2011

INIZIATIVA DEI CATTOLICI. Il nuovo manifesto con CISL, UDC e Riccardi



Si sono visti ieri mattina in un istituto religioso della Capitale, ma si incontreranno più volte ancora nei prossimi mesi. Primo appuntamento pubblico a Napoli, nel mese di gennaio. Si chiamerà «Iniziativa per l' Italia» e sarà un «manifesto» promosso dai cattolici, ma aperto alla cultura laica. Chi c' era assicura che non è il semplice seguito di Todi, il convegno che per la prima volta, a metà ottobre, ha messo insieme quasi tutte le associazioni e le organizzazioni cattoliche. L' ambizione, confessa Raffaele Bonanni, «è più grande, è quella di far ripartire la politica, intesa nel senso alto della parola, ristabilire un contatto con la gente che si è perso ormai da tempo». Il segretario della Cisl è solo uno dei protagonisti: ieri, «per un primo scambio di opinioni», c' erano altri rappresentanti delle organizzazioni sociali cattoliche, insieme ad alcuni politici dell' inedita maggioranza trasversale che sostiene Mario Monti, tra cui gli udc Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa, e il pd Giuseppe Fioroni. E ancora, rappresentanti del governo come il ministro della Cooperazione internazionale e dell' Integrazione, Andrea Riccardi. Cattolici sì, ma con l' intenzione di costruire un' area di dialogo con una parte significativa della cultura laica. A Napoli, città simbolica della «speranza» e del «riscatto», si terrà il mese prossimo una prima manifestazione pubblica a carattere popolare, aperta al contributo di chiunque «abbia il desiderio di rimettere in moto il Paese». Ma poi, a marzo, si raddoppierà a Milano e nei mesi successivi in altre parti d' Italia. Parte un movimento, l' embrione del nuovo partito dei cattolici che tanto ha agitato la politica italiana nei mesi scorsi, fino alla caduta del governo Berlusconi? «Lasciamo perdere - commenta Bonanni -. Il nostro è un progetto prepolitico: occorre riattivare i canali di partecipazione del Paese, ricostruire le basi culturali per sostenere la produttività di sistema e al tempo stesso il welfare». Andrea Riccardi racconta della «grande voglia di fare politica», che è emersa negli ultimi mesi e, in particolare, nelle ultime settimane: «Viene dal sociale e dal mondo cattolico. Siamo sollecitati ogni giorno, chiamati continuamente». Il ministro auspica «un' iniziativa per l' Italia», ma «orientata verso l' Europa, in cui il fare politica si saldi con la grande cultura cattolica e laica del nostro Paese». Perché «la cultura cattolica è per sua natura di sintesi, secondo il modello degasperiano: occorre superare una volta per tutte gli steccati storici tra guelfi e ghibellini». E chi un partito già ce l' ha, come Pier Ferdinando Casini? Il leader dell' Udc si muove con prudenza nel nuovo movimento, ma ovviamente con grande interesse. Come anche il segretario Lorenzo Cesa che, nell' incontro di ieri, ha annunciato che al prossimo congresso, che si terrà tra maggio e giugno, «partirà la costruzione di un nuovo soggetto politico» pronto a raccogliere il sostegno di una parte del Pdl e del Pd. Nel partito si spera di poter attrarre nel progetto figure come Pisanu, Fitto, Frattini, ma anche ad alcuni esponenti laici che fanno parte dell' attuale governo. Commenta Casini: «In questa legislatura abbiamo già fatto molto, ma è ora di completare il lavoro». Per il quale in teoria c' è ancora un anno e mezzo, fino alle elezioni del 2013. E se invece si andasse a votare prima, nella prossima primavera? «Come Terzo Polo - rispondono dall' Udc - siamo già al 18 per cento. Se poi parte il nuovo soggetto politico...».



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Roberto Zuccolini Pagina 17(14 dicembre 2011) - Corriere della Sera

sabato 10 dicembre 2011

IN MUNICIPIO A TITOLO ONORIFICO



Da alcuni giorni leggo sulla stampa cittadina genovese come vi siano proteste e minacce di chiusura dei Municipi del nostro Comune per l’applicazione della norma contenuta nel cosiddetto Decreto salva Italia che prevede il taglio degli emolumenti a Presidenti e Consiglieri di municipio che vengono, così, chiamati a svolgere tale “servizio” a titolo onorifico.

Non entro nel merito dell’inutilità dei Municipi del Comune di Genova a causa dell’impostazione datane dall’Amministrazione Comunale, ma mi limito a svolgere una considerazione sulla mia esperienza di Consigliere, prima, e Presidente, poi, del Consiglio di Circoscrizione di GE-San Fruttuoso.

In allora i Consigli di Circoscrizione a Genova erano 25 e disponevano di maggiori competenze degli attuali 9 Municipi genovesi.

Nel 1978 ero Presidente del Consiglio di Circoscrizione di GE-San Fruttuoso e percepivo, quale indennità di "Aggiunto del Sindaco" (tale era la configurazione giuridica) la somma di 50mila lire lorde mensili, corrispondenti - tenendo conto dell'inflazione - a 305 euro attuali. Per quel che ricordo i Consiglieri di Circoscrizione non percepivano nulla.
Il Consiglio di Circoscrizione si riuniva una volta alla settimana, di solito preceduto dalla riunione dei Capi Gruppo. Analogo impegno settimanale avevano le Commissioni. Le riunioni si svolgevano quasi sempre dopocena; a questo si sommavano gli incontri con i cittadini ed associazioni cui si aggiungevano le riunioni in sede comunale con il Sindaco, assessori ecc.: un impegno non indifferente per gente che svolgeva tale “servizio” pur continuando la propria attività lavorativa.
Nessuno svolgeva tale incarico a tempo pieno e CERTAMENTE quello era un buon esempio di volontariato ed impegno civile.

Scoprire che si stanno apprestando le barricate per la soppressione delle indennità/gettoni di presenza nei Municipi genovesi fa proprio male o meglio fa pensare che nel 1978 eravamo tutti "marziani".

venerdì 9 dicembre 2011

Chi sarà il nuovo sindaco di Genova ?



Il vezzo di tirare l'UDC per la giacchetta prosegue con la bufala della candidatura Musso. Bene ha fatto Mauro Libé (Responsabile Enti Locali UDC) a ribadire quanto già dichiarato il mese scorso: “Non si è svolto alcun incontro tra leader né è stato trovato alcun accordo tra Udc e Pdl per una candidatura unitaria al comune di Genova. Ribadisco che l’obiettivo dell’Udc è presentare nelle grandi città candidati autonomi – ha detto Libé -, sostenuti da un’alleanza tra i partiti che compongono il Terzo Polo. Per riuscire in questo obiettivo siamo aperti al contributo di tutte quelle energie provenienti della società civile che hanno voglia di cambiare la città di Genova"

ICI e mondo ecclesiale italiano



IL CARDINALE BAGNASCO DISPONIBILI A DISCUTERE SULL'ICI

(AGI) - Genova, 9 dic. - "Per quanto riguarda eventuali punti della legge che avessero bisogno di qualche puntualizzazione o precisazione, non ci sono pregiudiziali da parte nostra per poter fare queste precisazioni nelle sedi opportune". Cosi' il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, ha risposto a una domanda in merito all'ipotesi di applicazione dell'Ici sugli immobili di proprieta' della Chiesa cattolica.
"Come e' noto - ha detto il porporato - la legge prevede un particolare riconoscimento e considerazione del valore sociale delle attivita' degli enti no profit, tra cui la Chiesa cattolica, e quindi anche di quegli ambienti che vengono utilizzati per queste specifiche finalita' di carattere sociale, culturale, educativo. Bisogna aggiungere - ha proseguito il cardinale Bagnasco - che, laddove si verificasse qualche inadempienza, si auspica che ci sia l'accertamento e la conseguente sanzione, come e' giusto per tutti.
Per quanto riguarda eventuali punti della legge che avessero bisogno di qualche puntualizzazione o precisazione non ci sono pregiudiziali da parte nostra, per poter fare queste precisazioni nelle sedi opportune. La giustizia non ha tempo ne' luoghi, quindi va bene in qualunque momento. Se c'e' qualche punto che deve essere precisato - ha concluso il porporato - si precisi".

domenica 4 dicembre 2011

5 milioni di euro di liquidazione !



Che a Guargaglini , ex A.D. Finmeccanica, siano erogati 5 milioni di euro di liquidazione mi pare del tutto fuori luogo. Probabilmente gli competono - e sarebbe il caso di comprendere come sia possibile prevedere certe liquidazioni - ma in questo momento non è il caso, né opportuno.


Se esistono possibilità legali per evitare tuttò ciò non lo so, ma si possono sempre inventare (lo si sta facendo per i cittadini italiani in situazioni economiche ben più difficili): ad esempio dilazionandone il pagamento, tramutandoli in BTP a lungo termine ecc.ecc..


Tanto, nel frattempo, non muore di fame !

giovedì 1 dicembre 2011

Quella dell'ass. Pastorino, seguita a ruota dalla sindaco Vincenzi, è proprio una follia dettata solo dalla disperazione di non aver sufficienti consensi alle prossime elezioni amministrative del 2012.


Immaginare di regolarizzare coloro che dell'abuso hanno fatto la loro costante fa ricordare chi tanti anni orsono, nel secolo, istituzionalizzo la violenza.


Bene ha fatto l'amico Luca Mazzolino a prendere posizione sulla questione.

domenica 27 novembre 2011

UDC e mondo del lavoro



Solo un sostanziale e costante collegamento con il mondo del lavoro può dare all'UDC la forza per essere punto di coagulo politico per le nuove generazioni ed essere credibile allorché afferma la necessità di un patto intergenerazionale. Un mondo del lavoro inteso in modo estensivo: dal libero professionista, al lavoratore dipendente, all'artigiano; avendo capacità di contemperare le esigenze di tutti, senza privilegiarne alcuna a scapito di altre, sorretta dall'unica preoccupazione di servire il "bene comune".In caso contrario l'UDC sarà destinata a far parte del "coro" al quale - raramente - i migliori democratici cristiani hanno voluto partecipare.

sabato 26 novembre 2011



L’intervento di ieri sera dell’on. Mauro Libé – Responsabile Dipartimento nazionale Enti Locali dell’UDC – a Primocanale ha posto il suggello del chiarimento circa la posizione dell’UDC per le prossime elezioni amministrative, comprese quelle riguardanti il Comune e la Provincia di Genova.
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Il messaggio è chiarissimo: l’UDC non intende schierarsi né con con il PD, né con il PdL ma intende presentare una lista autonoma a sostegno di un candidato UDC, o del Terzo Polo o di una Lista Civica che sia del tutto alternativo al centrodestra ed al centrosinistra.
Concordo, pienamente, con l’on.Libé.

Certo che questa presa di posizione non sarà gradita a molte persone: se ne dovranno fare una ragione.


A noi, spetta il compito di proseguire sulla strada indicata dall’on. Libé con attenzione e capacità politica per il bene di Genova e della sua Provincia.

mercoledì 23 novembre 2011




Fra qualche tempo si svolgerà anche a Genova il Congresso provinciale UDC. Questo non è il tempo di diversi e contrapporsi. Adesso dobbiamo ripristinare gli organi di Partito e farli funzionare. Lì, in quella sede, ci sarà tempo e modo di ragionare sulle diverse tesi ed opzioni per le prossime amministrative

martedì 22 novembre 2011

La Gronda non supera il VIA ligure



Il Secolo XIX odierno pubblica la notizia che la Regione Liguria con Delibera numero 1345, già pubblicata sul bollettino ufficiale, accoglie il parere tecnico che punta l’indice contro lo stravolgimento idrogeologico provocato dallo scavo delle gallerie. Lungo il tracciato sono stati individuati 417 «punti d’acqua», e per la precisione 374 sorgenti e 43 pozzi, mentre dieci nuovi viadotti saranno innalzati nei bacini dei torrenti Cerusa, Leiro, Varenna e Polcevera. Numerosi i corsi d’acqua deviati, tombati o canalizzati.


Non solo. Per la Gronda sarà deviato il Leiro, a Voltri, mentre lo stesso Varenna sarà inalveato con un tombino; tre piloni saranno posizionati nel letto del torrente Secca, mentre altri sei interferiranno con il normale deflusso delle acque; sarà canalizzato e deviato il torrente Torbella; ridotto l’alveo del Polcevera; manomessi i letti dei rivi Compursone e Cortino, il primo in Val Bisagno e il secondo a Sori. Queste ultime osservazioni sono state fatte dalla Provincia, dalla quale dipendono i piani di bacino. La Regione le ha accolte.


Come direbbe Shakespeare: Tanto rumore per nulla! Dopo anni di dilacerazioni un consesso tecnico scopre ciò che la gente che vive sul territorio sta dicendo da sempre e cioè che il tracciato della gronda è una follia. Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico...se non altro perchè questo tracciato non risolve che parzialmente i problemi di collegamento tra i diversi rami autostradali e l'attraversamento della conurbazione di Genova. Già alla fine degli anni '80 era stata individuata la soluzione corretta, ma era un assessore regionale DC a patrocinarla e venne posta nel dimenticatoio.

giovedì 19 maggio 2011

LA LIGURIA E LA NAZIONE



In questo periodo abbondano le iniziative per celebrare il 15o° anniversario dell'Unità nazionale. In questo contesto, a Palazzo Ducale a Genova, si è svolto il 16 ed il 17 maggio u.s. un convegno organizzato dal Comune di Genova dal titolo "La Liguria e la Nazione" che, a mio avviso, è la dimostrazione palpabile di quanto poco sia considerato l'apporto dei cattolici liguri alla storia economica e sociale degli ultimi 150 anni del nostro Paese.

Aver ignorato Antonio Boggiano Pico e G.B. Valente, limitandosi alle figure di Semeria, Siri e Taviani, denota da parte degli organizzatori o una scarsa conoscenza od una voluta dimenticanza.

Stendere l'oblio su una pagina fondamentale nella crescita economica e sociale del nostro paese quale quella rappresentata dall'impegno dei cattolici è un'operazione che non giova a nessuno, men che meno all'unità sostanziale dell'Italia.

Non so se si potrà rimediare, ma certamente spetta anche al mondo cattolico impegnarsi in tal senso.