domenica 27 dicembre 2009

UDC genovese, trasformismo ed etica


Radio Bassa Prua diffonde, da più giorni, la notizia che il corrispettivo del possibile sostegno dell’UDC a Burlando (PD) nelle prossime elezioni regionali in Liguria sia costituito da un profondo sommovimento nelle Giunte Comunale, Municipali e Provinciale di Genova con l’affidamento di assessorati all’UDC, per cui l’asse PD-UDC diventerebbe la spina dorsale del nuovo centrosinistra genovese, con conseguente ridimensionamento politico degli altri partiti attualmente presenti in maggioranza..

Insomma, Radio Bassa Prua da per scontata una nuova stagione del centrosinistra a Genova, senza alcuna legittimazione elettorale, nel più puro stile di “trasformismo” politico che tanti danni ha già inferto, per il passato, al nostro Paese. Qui non si tratta del “cambio di casacca” di qualche eletto (fenomeno, sul quale esistono valutazioni estremamente diversificate), ma del cambio di fronte di un intero partito – l’UDC - che alle elezioni del 2007 si era presentato quale parte attiva di una coalizione di centro-destra (Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord, Lista Biasotti ed UDC) con un comune progetto politico, ovviamente diverso e confliggente rispetto a quella presentato dal centrosinistra. Quel progetto e quella coalizione fu sconfitta dagli elettori che inviarono il centro-destra all’opposizione.

Nulla è cambiato da allora. La proposta politica del centrosinistra è rimasta immutata e nulla può giustificare per l’UDC il “cambio di fronte” in corso d’opera, salvo accedere ad una visione della vita politica ed amministrativa disciplinato dalla sola logica del “potere”: non importa ove dirige la nave e quali siano i suoi propellenti, ciò che importa è stare sul ponte di comando. Questo tipo di logica non appartiene alla cultura, agli ideali ed alla storia dei cattolici impegnati in politica.

Sarebbe tedioso ripetere le “criticità” delle Giunte di centrosinistra genovesi, ma sicuramente non è tedioso evidenziare come nel 2007 l’UDC si sia presentata quale antagonista al centrosinistra e, in tal senso, abbia ottenuto i voti dal proprio elettorato.

Per questo ritengo – essendo stato protagonista quale membro della dirigenza UDC che strinse l’alleanza con gli altri partiti della coalizione a favore di Musso (in Comune) e della Oliveri (in Provincia) – che debba essere mantenuto fede al mandato elettorale, dimostrando che le ipotesi di Radio Basso Prua sono campate in aria. Peraltro la legittimità e la permanenza nel tempo delle decisioni assunte nel 2007, restano integre anche se l’UDC provinciale è stata commissariata, salvo far venir meno la credibilità di un intero partito.

Parlare di eticità nella vita pubblica, senza viverla – anche con sacrificio – è un’incoerenza che l’UDC genovese non si può, né si deve permettere.





martedì 8 dicembre 2009

BUTTIGLIONE. Tra l'UDC e la sinistra c'è un abisso

tratto da circolodell'amicizia.splinder.com

venerdì 4 dicembre 2009

Il “caso Fini” monopolizza l’attenzione all’interno del Pdl, in una delle settimane più delicate per il governo, alle prese con i processi a carico del premier e le pesanti accuse mafiose da parte del pentito Spatuzza. Nel panorama politico c’è però chi ha scommesso da tempo su un profondo cambio di scenario e sulla fine del bipolarismo. Questa sembrerebbe l’ipotesi dell’Udc di Casini, che, nell’attesa di un nuovo assetto, tratta separatamente con Pdl e Pd le alleanze alle elezioni regionali. Ne abbiamo parlato con l’On. Rocco Buttiglione.

Qual è la vostra posizione in questo delicato frangente dell’esecutivo e forse del bipolarismo stesso?
Noi pensiamo che il bipolarismo abbia fallito. Da 15 anni questo paese non cresce, si è smarrita la politica e la capacità di mettere d’accordo la gente su un progetto di bene comune. Si è pensato che dicendo “o di qua o di là” si risolvessero i problemi, il risultato invece è che chi vince le elezioni non riesce a governare, perché deve conciliare posizioni troppo diverse. In secondo luogo ogni governo spende il suo tempo a disfare ciò che ha realizzato quello precedente perché si fanno le riforme senza il minimo accordo con l’opposizione. In questo modo si prendono meno decisioni, contrariamente a quanto si crede, e la gente non si sente rappresentata.
È giunto il momento di cambiare sistema. Quale sistema e quale legge elettorale avete in mente?
Guardi, siamo circondati da esperti di sistemi elettorali che ci dicono: “Bisogna fare come in tutta Europa, due schieramenti e il Presidente del Consiglio eletto direttamente dal popolo”. In realtà non esiste alcun paese europeo nel quale il premier sia eletto dal popolo e tutti i sistemi elettorali, tranne quelli di Gran Bretagna e Francia, sono proporzionali. Il sistema migliore mi sembra il proporzionale alla tedesca.
È un problema solo di modelli? Sembra invece che i mali che affliggono la politica siano sempre gli stessi al di là delle soluzioni formali?
A mio parere questo paese si governa solo dal centro, ci sono troppi estremismi, troppa faziosità e un clima perenne da guerra civile. Anche alla Camera, se non ci fosse quella striscia esile di parlamentari dell’Udc quelli dell’Idv e della Lega si picchierebbero. Il centro non è solo un concetto politico-geografico, è il luogo elettivo dei cristiani impegnati in politica, la casa di quelli che sanno che la risposta alle domande fondamentali della vita vengono dalla religione e non dalla politica. Bisogna laicizzare la politica e paradossalmente possono farlo solo i credenti. La scommessa di posizionarvi fuori dai due poli è stata vinta, visto che c’era il rischio di scomparire.
Siete però davvero convinti che gli italiani vorranno rinunciare al bipolarismo, pur coi limiti che ha sottolineato prima?
A nostro avviso gli italiani sono stanchi di un sistema in cui gli estremisti trionfano e nel quale la politica si riduce alla lotta a morte per distruggere l’avversario. Nel sistema che ho in mente le maggioranze si possono anche dichiarare prima del voto, questo non è un problema.
Tornando all’attualità, siete equidistanti dal Pdl di Berlusconi e dal Pd di Bersani?
No. Tra noi e la sinistra c’è un abisso antropologico che riguarda la concezione della persona umana, della vita, del matrimonio, della famiglia, dell’educazione e una lontananza dal loro approccio statalista. Tra noi e Berlusconi c’è invece un abisso di un’altra natura.Su quali temi?Una diversa concezione delle istituzioni, dello Stato, della Costituzione. Il nostro elettorato è vicino all’elettorato del Pdl, ma siamo molto preoccupati dalla deriva di Berlusconi, che si sta mettendo tutti contro.
Non siete quindi equidistanti, ma più vicini al centrodestra, anche a livello di elettorato. È la presenza di Berlusconi a impedire per ora un ritorno dell’Udc nella coalizione di centrodestra?
Non è la presenza di Berlusconi a impedirlo, perché tutti possono rinsavire, è la linea che sta portando avanti.
Se tra l’Udc e la sinistra c’è un “abisso antropologico”, com’è possibile che si parli di alleanze con la sinistra a livello regionale. Pare che D’Alema sia disposto a sacrificare Nichi Vendola e Mercedes Bresso per ottenere la vostra alleanza, non solo alle regionali…
Posto che non abbiamo nessuna paura ad andare da soli, ad oggi non abbiamo deciso nulla. Berlusconi sembra non avere fretta di scegliere per tenere sulla corda gli alleati, mentre Bersani non ha ancora il controllo del suo partito. Se sul territorio emergeranno le condizioni per allearsi per il bene delle comunità locali siamo disposti a parlare. Il candidato presidente e il programma però si decide insieme, altrimenti andiamo da soli.
Al di là delle regionali è ipotizzabile nel futuro ritrovare l’Udc al governo con la sinistra?
Credo che sia possibile solo in caso di emergenza, se ad esempio Berlusconi portasse il Paese a elezioni anticipate per stravolgere la Costituzione.
Se davvero pensate a un grande centro, capace di stare in piedi da solo, l’alleanza con il nuovo soggetto di Rutelli è inevitabile, o sbaglio?
Vedremo. Sicuramente altri moderati del Pd seguiranno Rutelli perché è fallito un progetto politico, quello di Prodi e prima ancora di Dossetti: l’unione tra cattolici e comunisti. Non intendo dire che nella vita non si possa cambiare, ma esiste un dna e una linea evolutiva. Un lupo può diventare un cane, ma non un cavallo e un Heoippus può diventare un cavallo, ma non sarà mai un cane. Seconda lei stiamo rischiando una nuova Mani Pulite.
Cosa pensa di questa nuova stagione dei veleni e dei pentiti?
Tutte le volte che la politica riacquista il suo ruolo emerge dal fondo senza fine degli scandali italiani qualcosa che travolge di nuovo la politica e rilancia la lotta a morte delle fazioni, il pettegolezzo, il sospetto del tutti contro tutti. A Berlusconi consiglio di lasciar perdere il processo breve e di reintrodurre l’immunità per proteggere la politica dagli attacchi indebiti della magistratura.
Secondo lei in Italia opera una “giustizia a orologeria”? Vuole commentare l’avviso di garanzia al presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni?
Sono convinto che Formigoni dimostrerà la sua innocenza, gli faccio i migliori auguri e colgo l’occasione per dire che Roberto ha governato bene la Lombardia. Se lui non sarà il candidato della Lombardia di alleanze non se ne parla nemmeno.


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