giovedì 21 febbraio 2008

PROVINCIA. ENTE DA ABOLIRE

In questi giorni sta riprendendo quota il dibattito sull'eventuale abolizione dell'ente Provincia, considerato ente intermedio inutile fra il livello regionale e quello comunale. Tra le motivazioni a corredo viene portata la necessità di contenere le spese della pubblica amministrazione e la necessità di costituire - finalmente - la cosidetta "citta metropolitana" ove esistano delle conurbazioni di rilievo, quali Milano, Torino, Genova, Roma ecc.
Probabilmente tutto ciò ha un senso ai fini della semplificazione delle articolazioni della pubblica amministrazione, così come potrebbe averne immaginare l'abolizione delle Comunità Montane.
Ma la questione è mal posta. Infatti si continua a ragionare seconda una logica che prevede che le articolazioni territoriali - e la sottintesa rappresentanza degli interessi dei cittadini - debba essere identica su tutto il territorio della Repubblica.
Ma l'Italia - e il suo territorio - è molto difforme per cui in alcune aree può essere sufficiente un'unica articolazione a livello comunale, mentre in altre aree può essere necessaria un'articolazione intermedia fra Regione e Comuni; inoltre occorre anche definire quali servizi e funzioni debbono assolvere i Comuni e quali è opportuno siano svolte da entità intermedie - Province, Comunità Montane, Associazioni di Comuni, Consorzi di bacino ecc. ecc.) fra questi ultimi e la Regione.
Per questo ritengo che qualora si metta mano alle articolazioni della Repubblica definite dalla Costituzione Italiana si debbano mantenere tre capisaldi:
  • salvaguardare la partecipazione e la rappresentanza degli abitanti di un dato territorio;
  • mantenere integra la rete dei Comuni italiani (il loro accorpamento non pare realisticamente perseguibile......salvo atto di imperio);
  • lasciare ad ogni regione la potestà di organizzare la rete intermedia degli enti territoriali fra Comune e Regione, fissando alcuni criteri oggettivi quali a) il costo degli stessi che non deve in alcun modo gravare sulla finanza statale, né in modo diretto né in modo derivato. e neppure prevedere aggravi fiscali per i gli abitanti; b) reali esigenze di servizi e funzioni da assolvere

Resta la questione degli uffici territoriali dell'Amministrazione statale e dei grandi Enti Pubblici (prefetture, questure, ecc.): tali uffici dovrebbero essere parametrati su scala regionale, sopprimendo l'attuala scala provinciale con conseguente abbattimento di costi.

domenica 17 febbraio 2008

UDC. BARRA AL CENTRO E VIA COSI' !

Quando Veltroni ha scelto di far correre il Partito Democratico da solo, sia pure con la ruota di scorta dell'IdV, probabilmente non ha valutato le conseguenze dirompenti della sua decisione. Vediamo, a mio avviso, queste conseguenze:


Il bipolarismo, ancorché imperfetto, entro cui era stata costretta la vita politica del nostro Paese è stato cancellato; non esistono più le due polarità rappresentate a sinistra dall'Unione ed a destra dalla Casa delle Libertà;
Parimenti è stato cancellato il bipartitismo tendenziale verso cui stava avviandosi il Paese e sono apparsi sulla scena cinque aree partitiche: la sinistra radicale rappresentata dalla Sinistra Arcobaleno, la sinistra moderata rappresentata dal Partito Democratico/Idv con l'aggiunta dei socialisti e radicali, il centro rappresentato dall'UDC/Rosa Bianca/Udeur, la destra moderata rappresentata dal Popolo delle Libertà/Lega Nord e la destra radicale rappresenta dalla "La Destra"
La nuova offerta partitica consente all'elettore di scegliere in modo più libero il partito di riferimento superando la lacerazione del Paese in due blocchi contrapposti che vedeva da una parte i fans di Berlusconi e dall'altra quelli di Prodi
Ancorché necessitato si è aperto uno spazio, sinora impossibile, per un'area di centro che necessariamente sospinge a destra il "Popolo delle Libertà" (indipendentemente dalla presenza della Mussolini e di Fini e co.) ed a sinistra il "Partito Democratico" (su cui incombe l'adesione al Partito Socialista Europeo);
L'area di centro viene occupata dall'UDC e dalla Rosa Bianca cui, potrebbe aggiungersi l'Udeur;. un'area di sicuro riferimento per l'elettorato moderato ed attento ai valori di riferimento - anche se spesso disattesi nella pratica - dell'impegno politico dei cattolici.

Tutto questo incide da un lato sull'attendibilità dei sondaggi elettorali, dall'altro apre scenari impensati su ogni ipotesi di governo post-elezioni.
Tra gli scenari possibili c'è anche l'accordo Partito Democratico - Popolo delle Libertà. Contro questa ipotesi occorre lavorare tutti rafforzando l'area di "centro": ne va della democrazia e della libertà nel nostro Paese !

Per questo l'UDC deve guardare esclusivamente al centro senza occhiate "assassine" né verso destra (Popolo delle Libertà), né verso sinistra (Partito Democratico), ricercando generosamente accordi ed intese con la Rosa Bianca e, se del caso, con l'UDEUR.

In buona sostanza per l'UDC esiste sola una rotta: BARRA AL CENTRO E VIA COSI' !

martedì 12 febbraio 2008

UN SIMBOLO SENZA STORIA




Se la politica è l'arte del possibile ne consegue che le asprezze ed i toni ultimativi sono sempre da evitare, specie se esprimono contenuti offensivi per gli interlocutori. A maggior ragione sono da evitarsi nei confronti di chi è stato e può essere un alleato prezioso.
In questo senso lo sprezzo dimostrato verso il simbolo dell'UDC da parte di Berlusconi nel corso della trasmissione "Porta a Porta" di stasera appare del tutto gratuito, immotivato e privo di spessore politico.
Quel sinbolo, in cui campeggia lo "scudo crociato con il motto Libertas", rappresenta decenni di storia del nostro Paese, la cultura politica dei cattolici italiani, l'impegno per la Repubblica e la Costituzione, la conservazione della libertà contro il comunismo, la lotta contro il terrorismo nero e rosso, il sacrificio di Aldo Moro (e di tanti altri che cui non menziono), e mi fermo qui.
No, caro Cavaliere, dietro a quel simbolo c'è una lunga storia di cui l'UDC va fiera e che giustamente vuol salvaguardare perché un popolo senza radici è un popolo senza futuro
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domenica 10 febbraio 2008

Moderati uniti o divisi ?

Quello che sta vivendo in questo momento l'UDC è un momento difficile.

Dopo aver contrastato coerentemente il Governo Prodi sino alla sue dimissioni, aver proposto la costituzione di un governo di responsabilità purchè ne fosse partecipe Forza Italia ed aver, conseguentemente, rifiutato le proposte del sen. Marini nonostante l'allettamento della riforma elettorale "alla tedesca". Nonostante abbia ribadito, coerentemente con il mandato ricevuto dagli elettori, la propria volontà di dar vita ad una coalizione di centro destra che vedesse partecipi i quattro partiti costituenti della vecchia Casa delle Libertà.
Nonostante tutto ciò l'UDC è stata messa alla porta dal duo Fini-Berlusconi senza neppure uno straccio di motivazione.
Se poi si guarda alle posizioni espresse dai mass-media si ha quasi la sensazione che sia in atto il tentativo di liquidare definitivamente l'esperienza dei democratici cristiani cui, sostanzialmente, l'UDC si richiama ed alla cui ispirazione ideale ha sempre fatto riferimento.
Immaginare che sia utile per il nostro Paese cancellare l'unica forza politica che - con le sue luci e le sue ombre - fa espresso riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa pare un'operazione alquanto singolare.
Così come non pare utile spaccare in maniera traumatica il fronte dei moderati italiani se, come assodato, il nostro Paese necessita di un periodo di concordia e stabilità che solamente i moderati possono assicurare.
Credo veramente auspicabile un ripensamento di questa chiusura verso l'UDC in modo da poter ricompattare tutto il centrodestra, nel rispetto e salvaguardia delle identità di ogni componente e nella garanzia della stabilità e lealtà dell'intera compagine.

mercoledì 6 febbraio 2008

MAERSK E LOGICA DEL PROFITTO

Oggi il gruppo armatoriale A.P. Møller-Mærsk ha annunciato il taglio di circa 200 posti di lavoro. Saranno lasciati a casa chief steward e ratings di nazionalità danese imbarcati su navi portacontainer e navi cisterna battenti bandiera danese. I marittimi danesi saranno sostituiti da equipaggi di altre nazionalità.

L'iniziativa - ha spiegato il gruppo armatoriale danese - è stata assunta per consentire un ritorno al profitto. Questi tagli - ha precisato A.P. Møller-Mærsk - sono il risultato dell'internazionalizzazione dei marittimi che è in atto da alcuni anni e che riflette il fatto che gli equipaggi internazionali hanno dimostrato le loro capacità. «Oggigiorno - ha sottolineato il gruppo - dobbiamo assumere marittimi in base alla concorrenzialità dei costi».
Certamente anche i maritttimi di nazionalità diversa da qulla danese hanno il diritto di lavorare, ma la questione non è posta in base al diritto al lavoro bensì in base al minor costo dei marittimi extracomunitari rispetto a quelli danesi .
Se quando si parla di internazionalizzazione dei marittimi, si parlasse anche di equa e giusta retribuzione dei marittimi indipendentemente dalla loro nazionalità ?
Se si evitasse di avere nella stessa Compagnia Armatoriale, sulla stessa nave, persone che a parità di lavoro percepiscono una paga differenziata in base alla loro nazionalità ?
Utopia ?
Può darsi......ma non tanto perché questa logica del profitto ci porterà tutti alla rovina