martedì 30 dicembre 2008

Presepio cristiano ...od islamico ?

Il presepio nasce a Greccio con San Francesco, quale strumento per illustrare e commemorare la nascita di Gesù.

Fermiamoci un momento a riflettere.

San Francesco, che annuncia il Vangelo in Egitto ai mussulmani, è lo stesso santo che utilizza la rappresentazione visiva per annunciare, in maniera semplice e più facilmente comprensibile alla gente umile, il Vangelo iniziando dal dato più sconcertante: l'incarnazione di Dio.

Già l'incarnazione di Dio, fulcro essenziale del cristianesimo che lo differenzia da tutte le altre fedi religiose, comprese quelle di derivazione abramitica; infatti nè l'ebraismo, nè l'islamismo riconoscono ed accettano che Dio si sia fatto uomo.

Il presepio, proprio perché ripercorre il racconto evangelico, è costituito dagli elementi tratti dal Vangelo di Luca: la capanna, la mangiantoia col Bambin Gesù (l'incarnazione di Dio), Maria e Giuseppe, i cori degli angeli che annunciano ai pastori la nascita del Salvatore, la gente che accorre alla capanna per rendersi conto dell'evento ed infine i Re Magi.

Nei secoli il presepio diventa un'opera d'arte, collocato in scenari che riproducono i paesaggi e le genti della zona geografica, ma sempre attento all'aspetto religioso cristiano. In buona sostanza il presepio è la rappresentanza plastica dall'incarnazione divina nella comunità umana della località in cui il presepio è realizzato, sempre con lavoro e sacrificio della stessa comunità.

Un elemento di unione e condivisione della comunità cristiana che riconosce Dio che si è fatto uomo e percorre insieme a questa comunità un tratto di strada.

Immaginare di costruire un presepio diverso non rende un servizio alla comunità cristiana perché è fonte di divisione, spesso radicale. E di tutto ha bisogno la comunità cristiana che fomentare altre divisioni. Già nel passato qualcuno ha voluto inserire nel presepio elementi che nulla avevavno a vedere col racconto evangelico, spesso mi sono chiesto se questi inserimenti fossero frutto di superbia intellettuale anziché di amore all'unità della comunità cristiana.

L'inserimento della moschea, attuato nel presepe della Parrocchia di N.S. della Provvidenza a Genova, fa parte di questo scenario.

San Francesco ha dimostrato, mettendosi in gioco di persona, che l'amore verso i mussulmani lo si realizza senza fatti dirompenti: è andato ed ha annunciato il Vangelo.

Sapranno i nostri buoni cristiani che sproloquiano di dialogo ed apertura verso il mondo islamico andare e predicare la Parola di Dio ai mussulmani, anzicché preoccuparsi di costruire piccole mosche nel presepio e grandi moschee a Genova ?

lunedì 29 dicembre 2008

SODOMITA RIABILITATO DALLA BORGOMASTRA DEI CARUGGI


Jacopo Bonfadio nel 1550, all'età di 42 anni, fu condannato da un tribunale della Repubblica di Genova per sodomia avendo corrotto un giovinetto. Essendo i tempi quelli che erano la pena fu particolarmente efferrata, alla luce della sensibilità giuridica dei tempi nostri e dei principi costituzionali italiani. Il Bonfadio fu decapitato, il suo corpo bruciato e le ceneri disperse. La previa decapitazione fu, tutto sommato un'attenzione di riguardo...onde evitargli di essere arso vivo.

Per completezza occorre dire che Jacopo Bonfadio fu fine letterato dell’epoca incaricato di tenere gli Annali della Repubblica di Genova. Genova gli ha dedicato una strada nel quartiere di Sestri Ponente.

Questo il dato di storia.
Adesso la nostra borgomastra dei carruggi ha pensato bene di riabilitare il poveretto sguinzagliando l'assessore alla Cultura Ranieri alla ricerca degli atti del processo e poter fare un'icona di Bonfadio in occasione del Gay Pride di Genova.

Mi sfuggono due cose (fra le tante...)
1. ma l'Assessore alla Cultura non ha nient'altro da fare, visto la situazione pesantissima in cui versa questo comparto dell' amministrazione comunale ?
2. ma se un adulto - quale era il Bonfadio a 42 anni - compie atti sessuali con un ragazzo minorenne (tale dovrebbe essere il citato "giovinetto") non commette un reato per l'attuale Codice Penale italiano ?


Evidentemente, pur di far notizia, la borgomastra dei carruggi è disposta ad esaltare un reato penale di qualche secolo fa. Ma sempre reato penale resta, a prescindere dall'efferatezza della pena.

Credo che sarebbe di gran lunga più sensato ricordare - così come ha fatto il Comune di origine del Bonfadio in occasione del 500° anniversario della sua nascita - l'estensore degli Annali della Repubblica per il suo apporto alla letterature del secolo che per le sue inclinazioni sessuali. Oscar Wilde è ricordato per le sue commedie, non certo per il suoi rapporto omosessuali che gli fruttarono una condanna ai lavori forzati essendo stato riconosciuto colpevole di sodomia nel 1895 da un tribunale inglese.




domenica 21 dicembre 2008

BUON NATALE

Si fa presto a dire Buon Natale. Ogni anno ripetiamo questo augurio ed ogni anno il senso del Natale, quello vero, quello cristiano si affievolisce sempre più.
Il calendario – sotto tutti i cieli del mondo – è costellato di feste di vario genere da quelle religiose quali il capodanno cinese, lo Yom Kippur ebraico, il Thanksgiving Day nordamericano, l’ Aïd el-Kebir musulmano alle cosiddette festività civili. Ovunque, l’umanità esprime nel calendario un giusto bilanciamento tra il momento del lavoro e quello del riposo.
Ma il Natale è diverso. Celebrato dai cristiani per ricordare la nascita di Gesù, Figlio di Dio, è una festa unica nel panorama delle festività dell’umanità: la festa di Natale che non abbia alcun riferimento all’incarnazione del Signore Iddio fra gli uomini non ha alcun significato.


In tanti ci hanno provato – e ci provano - a trasformare il Natale in una festività qualsiasi, in una festa priva di contenuto religioso. Ma quello non è Natale, è un’altra cosa.

Se si guardano le cartoline stampate a profusione per questa festa si scorgono renne che viaggiano nel cielo o donnine – più o meno vestite – con berretti rossi in testa od improbabili paesaggi innevati; i manifesti pubblicitari invitano ad acquistare cose di dubbia utilità, mentre i soliti film (considerati natalizi) visti e rivisti, ritornano sugli schermi televisivi insieme agli spots che garantiscono un bellissimo 25 dicembre con brandy, cioccolatini, Coca Cola e dolciumi vari.
Le imprese di luminarie, lavorano a pieno regime, sin dal mese di ottobre; pastori fasulli provano a tirar fuori dei suoni “pastorali” da pive e zampogne che non sanno suonare e le multisale cinematografiche ammiccano con films costruiti per danneggiare l’intelletto degli spettatori.
Non è che il resto del mondo se la passi meglio se si pensa a quella specie di albero luminoso nella baia di Rio de Janeiro od ai “seasonal greatings” per finire con l’assenza di ogni riferimento al Natale su agende e calendari delle aziende multinazionali. A Oxford hanno abolito il Natale, esplicitando ciò che altrove è mascherato di buonismo.

Tutto viene messo in campo per impedire che il Natale sia un’altra cosa e che le quattro settimane che lo precedono siano un periodo di preparazione al mistero dell’incarnazione, alla discesa del Signore tra gli uomini.

La condizione umana che il Signore ha voluto vivere incarnandosi nel grembo della Madonna è ben rappresentata nella narrazione evangelica di quella nascita. Sembra quasi di sentire le voci degli albergatori e di Giuseppe “Non c’è posto. Provate altrove”, “Ci sarebbe, ma non per voi”, “Ma sono disposto a pagare il necessario”, “No, se proprio dovete restare andate in quelle grotte usate come stalle fuori del paese”. Voci che, nel corso dei secoli, si sono ripetute infinite volte, in infinite circostanze simili.

Per questo il Natale è diverso da ogni altra festa: Dio si è fatto Uomo ed ha vissuto la nostra storia.

La festa del Natale è la gioia; la gioia di tutti coloro che scoprono, nella sua divinità ed umanità, Gesù che percorre le nostre stesse strade. La gioia di chi trova o rafforza la fede, la speranza nella vita eterna presso il Padre e che a motivo di questa gioia vive la carità verso il resto della comunità umana.

Quando, dopo aver acceso l’ultima candela dell’Avvento, sentiremo suonare la campana della messa di mezzanotte, allora – con la gioia e la pace nel cuore – viviamo il Natale, quello vero, quello cristiano.

Buon Natale.

(questo mio pezzo è stato pubblicato sul numero di Dicembre 2008 de “L’Operaio Ligure”)

giovedì 18 dicembre 2008

UDC. Ma non è un postribolo !

Il quotidiano genovese "IL SECOLO XIX" che non perde colpo per mettere in cattiva luce l'UDC, oggi pubblica un articolo dal titolo emblematico che suona presso a poco così: UDC Gente che viene, gente che va.
Nel corpo dell'articolo si parla di coloro che hanno lasciato l'UDC ligure: Adolfo e co., Catozzo e co., Abbundo e co., che hanno raggiunto per strade diverse e con tempi diversi il Popolo delle Libertà.
Poi si parla di coloro che sono arrivati nell'UDC, in primis, l'attuale commissario UDC Liguria Rosario Monteleone proveniente da DL-Margherita.
Tutti narrano dei loro buoni motivi che li hanno indotti alla scelta di andare via dall'UDC o di entrare nell'UDC.
Peccato che l'articolista non spinga la sua curiosità a conoscere coloro che nell'UDC sono entrati sin dal momento dalla sua fondazione e sono tutt'ora lì a combattere la loro battaglia quotidiana per mantenere salda la linea politica dell'UDC in Liguria ed a Genova in particolare. Una linea politica che privilegia le alleanze con i partiti di centrodestra e non è disponibile alla "politica dei due forni".
Certo che la lettura dell'articolo de "Il SECOLO XIX" può dare l'idea che l'UDC ligure sia un postribolo, dove si entra e si esce secondo le convenienze.
C'è chi ce la mette tutta perché non sia così....perlomeno, finché sarà possibile!

martedì 16 dicembre 2008

ABRUZZO. L'UDC PERDE VOTI E NON SE NE ACCORGE

Provo a dare una lettura del risultato delle elezioni svoltesi negli Abruzzi per quanto riguarda l’UDC.
Parto dal dato numerico percentuale che – ovviamente – non risente del calo dei votanti. I dati sono ricavati dal sito ufficiale del Ministero degli Interni



I Consiglieri Regionali nel 2005 erano in totale 4 ( 3 dell’UDC ed 1 dell’UDEUR), adesso sono diventati 2.

Così, a naso, mi pare che l'UDC abbia preso una bella bagnata.
L’aggregazione UDC-UDEUR a perso 2 consiglieri.

A livello Regionale la stessa aggregazione ha perso 7,53 punti (passando dal 13,14 % al 5,61 %) e non è riuscita, neanche, a mantenere la percentuale conseguita dalla sola UDC alla Camera ed al Senato alle Politiche 2008, tranne che nella circoscrizione de L’Aquila.

Che tutto questo debba essere imputato al destino cinico e baro dello sciacallaggio politico mi pare alquanto improbabile.
Così come mi pare improbabile che tutto ciò dipenda dal sistema bipolare che di fatto si sarebbe affermato nel Paese; ma se così fosse sarebbe opportuno che l'UDC ne traesse le conclusioni politiche del caso.






lunedì 8 dicembre 2008

GENOVA. DECLINO DI UNA CITTA'


Qualche giorno dopo la pubblicazione sul “Secolo XIX” dell’articolo sulla situazione economica del teatro Carlo Felice che ha dato adito al mio blog di sabato 6 dicembre, è stata pubblicata la classifica 2008 di “Italia Oggi” sulla qualità della vita da cui risulta che Genova è passata dal 56° al 77 ° posto.

Tale indagine non fa che confermare il declino della città e del comprensorio genovese e che avevo già denunciato in passato (vedi blog del 18 maggio 2008)

Non ho nessuna intenzione di infierire ma per obiettività vorrei evidenziare come i centri di potere politico di Genova e dintorni siano stati in mano alla sinistra da perlomeno 20 anni. In Comune l’ultima maggioranza non di sinistra risale alla Giunta Campart (pessimo sindaco, peraltro), in Provincia si risale alla Giunta Mori (1985-1990), in Regione, tranne la parentesi Biasotti si risale – salvo errori – alla Giunta Gualco, giacché Mori fu Presidente con la sinistra. Non parliamo del porto che, salvo la parentesi D’Alessandro, è sempre stato terreno di potere incontrastato del PCI e dei suoi eredi.
In buona sostanza la Liguria ed il suo capoluogo, da anni, sono governate dalla sinistra e per giunta da quella più burocratizzata e conservatrice che esista in Italia.

Credo che un esempio possa bastare: da circa vent’anni si discute sulla necessità di risolvere la situazione del nodo autostradale di Genova. Siamo ancora alla discussione; più fine, perché adesso il Comune pagherà un gruppo di esperti per organizzare il confronto con la cittadinanza sulle varie ipotesi di tracciato. L’importante è discutere in una sorte di pseudo democrazia partecipativa, la realizzazione verrà, quando non si sa.

Mi pare che sia essenziale comprendere che per risollevare le sorti della nostra città e della nostra Regione si debba rompere la presa della sinistra sul potere.
Per questo non condivido la tattica (o la strategia) di chi, provenendo da esperienze diverse da quelle del PCI-PDS-DS, ha costruito qui in Liguria, ed a Genova in particolare, il Partito Democratico: è stato un errore di cecità politica che ha rafforzato la presa sul potere della sinistra.

In altri termini, tutto ma proprio tutto, bisogna attuare per togliere acqua alla sinistra. Anche tappandosi il naso. Questa è la scelta strategica.

L’altra ipotesi è quella di accontentarsi della mediocrità della sinistra che governa Genova e la Liguria: in questo modo i rischi di sopravvivenza al comando sono garantiti, anche per coloro che stanno facendo i portatori d’acqua alla sinistra.

sabato 6 dicembre 2008

CARLO FELICE. CI COSTA TROPPO


La situazione economica del Teatro Carlo Felice, pubblicata sul Secolo XIX odierno, suscita interrogativi e perplessità circa la sostenibilità economica di questa istituzione per la nostra città.
Secondo le cifre pubblicate (ma sono confrontabili con quelle che appaiono sul sito
www.carlofelice.it) i ricavi assommano a 31.851.300 euro. Il problema è che più dell’85 % dei ricavi dipendono da contributi di Enti pubblici, Sponsors e ministeriali (27.748.300 euro) e solo poco più del 10 % e costituito dall’’introito degli spettatori (3.378.000 euro).
Mentre sul totale dei costi ( 31.847.227 euro) il personale incide per il 61, 4 % (19.556.013 euro) e la realizzazione delle attività artistiche incidono per il 31 % (9.584.220 euro).
In buona sostanza se non ci fossero o contributi pubblici ecc. non si potrebbe, neppure pagare il personale ed allestire gli spettacoli.

Pur essendo convinto che la nostra città debba avere un buon livello di iniziative culturali – e fra queste rientra sicuramente anche l’opera lirica e la musica sinfonica, da camera ecc. – mi chiedo se sia possibile sostenere costi di questo genere oppure non si debba operare per una diversa e migliore gestione economica del Teatro comunale dell’Opera che non sia dipendente – a questi livelli – dalle contribuzioni della mano pubblica.