sabato 26 gennaio 2008

FERMARSI SULL'ORLO DEL BARATRO

Già per il passato ebbi a dire che le sorti del Partito Democratico non erano un mio problema; sennonché il Partito Democratico sta diventando un problema per il Paese in quanto le sue convulsioni interne hanno determinato una delle più gravi crisi di governo della storia repubblicana. Forse, inavvertitamente, hanno posto fine alla cosiddetta"seconda repubblica" e posto serie ipoteche sulla tenuta del sistema.
I giorni futuri faranno più chiarezza sul divenire e sul reale scontro di potere e di prospettiva politica verificatosi all'interno del Partito Democratico.

Molti di noi hanno ascoltato in diretta le sconce parole pronunciate da Bossi in cui ha minacciato la rivoluzione armata qualora non si andasse alle urne.
Condannare quelle parole, prenderne le distanze o deplorare non basta.
Il sistema bipolare che ha tormentato gli ultimi quindici anni di vita italiana ha comportato il formarsi di due armate brancaleone tese, entrambe, a raccattare di tutto pur di raggiungere la meta agognata del 51% dei suffragi: così a destra, così a sinistra. Ognuno si deve sopportare, facendo buon viso a cattiva sorte, i vari Bossi, Caruso, Agnoletto, Giuliani, Turigliatto, portatori di interessi diversissimi - e spesso contrastanti - rispetto al raggruppamento centrale. Il peggio è che questi personaggi non hanno il senso dello Stato e delle Istituzioni, anzi!
Inoltre, questo sistema bipolare concede a questi personaggi un potere di ricatto e di interdizione elevatissimo.

Se provassimo a superare il "mito" del sistema bipolare e rientrassimo nell'alveo della Costituzione che è fondato su un sistema parlamentare puro in cui non vi spazio per "capipartito" e "uomini delle provvidenza", in cui non vi è traccia di logiche bipolare, in cui sono indicati con chiarezza i binari in cui debbono viaggiare i partiti politici ed in cui - sostanzialmente - viene affermato il criterio della partecipazione dei cittadini alla vita del Paese, bene il giorno che raggiungessimo questo risultato sarebbe un bel giorno.

Sono fermamente convinto che la partecipazione (quella per la quale Gaber spendeva l'eguaglianza: libertà = partecipazione) si attua, all'interno di un sistema parlamentare, con una legge elettorale fondata sul criterio proporzionale e con la possibilità per i cittadini di scegliere (leggi voto di preferenza) i parlamentari.

Se su questi principi c'è un accordo in Parlamento è possibile costituire un Governo istituzionale (l'aggettivo non ha nessuna importanza) che vari la riforma elettorale e porti il Paese a nuov
e elezioni.
Ma se così non fosse davanti a noi c'è solo il baratro....

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