domenica 17 gennaio 2010

UDC. Il momento delle scelte

Dire che sono seriamente preoccupato per le sorti dell’UDC è dire poco.
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Con altre persone, ho preso parte alla costituzione dell’UDC, un partito denominato Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro”. Un partito
  • Parte del Partito Popolare Europeo di cui condivide ideali, valori e programmi;
  • "altro” rispetto all’allora esperienza partitica della Margherita-DL e delle alleanze che la stessa costruiva e perseguiva con i DS sino a fondersi in un’unica formazione partitica: il Partito Democratico.
  • confliggente (direi al limite concorrente) con la prospettiva politica dell’allora Forza Italia ma, proprio per la comune appartenenza al PPE, capace di fare strada insieme per il bene del Paese con quei partiti che costituirono la Casa delle Libertà, quale alternativa ai partiti del centro-sinistra. Alternativa non di potere, ma di valori e di ideali.
  • preso “a pesci in faccia” sia dagli ex-sodali della Casa della Libertà (FI, AN e Lega Nord) . sia dal PD al momento in cui spinsero l’acceleratore sul concetto di “voto utile” al fine di annullare la presenza dell’UDC nel Paese.
  • che ha reagito con orgoglio, grazie al voto degli elettori, ed ha passato indenne questa esperienza.
  • che, nonostante tutto ciò, non ha mai rinnegato i valori e gli ideali posti alla base della propria costituzione; anzi li ha rafforzati con i documenti elaborati nell’anno trascorso.

Se queste premesse sono vere - e condivise da coloro che le leggono - ne conseguono alcune considerazioni:

  • Nulla può essere cambiato nella posizione politica dell’UDC e nella sua collocazione al momento delle alleanze per le elezioni regionali, salvo tradire i valori e gli ideali fondanti del Partito; e la collocazione dell’UDC, al momento, non può che essere al centro o, al massimo, in una alleanza di centro-destra;
  • Nulla può cambiare nelle scelte dell’UDC a causa dell’ingresso di esponenti di spicco dell’ex-Margherita o del PD; tutti coloro che giungono, dall’esterno dell’UDC, debbono aderire all’impostazione politica del Partito e non sovvertirla dall’interno;
  • Non è dignitoso affermare che l’UDC non vuole stringere alleanze – a livello nazionale – per la costituzione delle giunte regionali e sostenere la logica della “macchia di leopardo”, quando nella stragrande maggioranze delle Regioni in cui si voterà l’UDC si ritrova a sostenere candidati del PD od ad accettare/richiedere il sostegno del PD o – presentandosi da sola – a far pendere l’ago a favore del PD;
  • La collocazione dell’UDC nell’area di centro-sinistra viene attuata in palese contrasto con l’impostazione politica sinora adottata dal Partito e convalidata dal voto in occasione delle ultime elezioni;
  • Infine, è regola di democrazia che decisioni di cambiamento delle posizioni politiche del Partito siano effettuate dal Congresso Nazionale, previo ampio dibattito e confronto fra gli iscritti.
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Non entro nel merito della polemica dei “due forni” – su cui comunque ci sarebbe tanto da dire, proprio per l’immoralità insita nella logica dei due forni -, né sulle forzature che entrambi i partiti maggiori (PD e PdL) stanno facendo nei confronti dell’UDC, né sulle polemichette con la Lega Nord (buone soltanto in periodo elettorale, visto che il nostro D’Onofrio ha lavorato con la Lega Nord per costruire una riforma costituzionale di notevole spessore).
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Voglio restare all’essenza del problema: non è lecito ad alcuno giocare al trasformismo.
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Ne consegue – e mi limito al caso Liguria – che l’unica collocazione possibile per l’UDC è quella di correre da sola o, meglio, sostenere la candidatura Biasotti con cui gli uomini del nostro Partito hanno collaborato adeguatamente per un’intera legislatura e che hanno sostenuto nella scorsa tornata elettorale.
Sottolineo il fatto di “sostenere” la candidatura Biasotti, proprio per accogliere la tesi di non procedere ad accordi di coalizione.
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Potrei, ma mi fermo qui essendomi dilungato abbastanza, parlare delle necessità per la Liguria di cambiare passo e mandare a casa Burlando e tutti coloro che hanno “mal governato” la Liguria in questi anni: ne ho già parlato a sufficienza per il passato e ritengo inutile ripetere cose che chi ha voluto capire ha capito e chi non ha voluto capire non capirà mai.
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So benissimo di non essere in grado di influire su decisioni prese al di fuori di ogni logica di democrazia interna, ma proprio per questa mancanza di strumenti di democrazia interna utilizzo questa forma di comunicazione.