giovedì 25 ottobre 2007

In bici sull'Appenino

Il Governo Prodi, da mesi in fibrillazione per

le continue litigate fra le sue varie componenti,
la mancanza di accordo su un programma ben definito - vi ricordate il proclama dopo il conclave della Reggia di Caserta (costante ahimé tanti soldi al contribuente italiano) -
per i veleni iniettati ad ogni piè sospinto dall'interno dell'Unione,
per la costituzione del Partito Democratico,
per il micidiale scontro fra Ministri e Procuratori della Repubblica,
e, dulcisi in fundo, per non aver saputo governare il Paese,

è giunto al capolinea, come la votazione odierna al Senato ha ampiamente dimostrato. L'unico a non rendersene conto è il nostro Romano che pensa di essere ancora ai tempi dell'IRI quando non doveva rendere conto a nessuno del suo operare.
Non sarà né Berlusconi ossessionato dalle spallate e dai sondaggi d'opinione, né il cambio di casacca di qualche parlamentare o l'assenza determinante di parlamentari eletti nelle file dell'Unione a far cadere il governo Prodi. Sarà la vergogna di non saper governare il Paese nonostante i voti ricevuti e di averlo ridotto alla miseria materiale e morale.
Si limiti, a questo punto, a svolgere la funzione notarile di curatore fallimentare o meglio si rechi al Quirinale per rassegnare le dimissioni e torni a fare il ciclista per le strade dell'Appennino.


giovedì 18 ottobre 2007


TERZO VALICO. Anné in ciappa che l'é megio ............

Un vecchio detto genovese, molto più pregnante dei vaffa di Beppe Grillo, recita così " Anné in ciappa a da ......" e si riferisce ad una pena in auge nella vecchia Repubblica di Genova cui veniva condannato il millantatore. La pena consisteva nell'andare in Piazza Raibetta (tutt'ora esistente) e sedersi, più volte, con violenza su una pietra levigata (ciappa). Penso che ciascuno comprenda quale sia la parola da sostituire ai puntini.
Questa è la pena cui dovrebbero essere sottoposti tutti i vari esponeneti della sinistra genovese (nelle versioni PCI, PDS, DS) e sinistra radicale (PRC, Comunisti Italiani, Verdi ecc.) nonché i loro emuli della Margherita transitati nel Partito Democratico e dell'Italia dei Valori per la loro contrarietà manifesta (prima) ed insipienza (adesso) che è costata a Genova ed al nostro Paese l'affossamento della linea di valico ferroviario appeninico, nota anche come Terzo Valico.
Tanto hanno fatto che alla fine una linea ferroviaria di cui si auspica la realizzazione da ben 110 viene riposta ulteriormente nel cassetto: nulla è servito l'impegno della Giunta Biasotti per giungere alla soluzione del problema. Importante era sabotare il centrodestra indipendentemente dai danni arrecati alla città ed al Paese. Hanno messo in scena anche l'AD di FS per attestare l'inutilità di quest' opera.
Tutti, a parole, dichiarano che si deve realizzare il Terzo valico ma nessuno opera concretamente per centrare l'obiettivo: la colpa è sempre di un'altro.....peccato che quest'altro (o questi altri) appartenga alla loro stessa parte politica: il centrosinistra. Un centrosinistra che ovunque - ma in particolare qui in Liguria - fa solo danni.

domenica 14 ottobre 2007

TURKEY Responsabile del genocidio armeno



Chi opera per l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea rifletta attentamente sulla reazione del Governo Turco all'approvazione di una risoluzione che definisce "genocidio" i massacri compiuti dal Governo Ottomano nel corso della Prima Guerra mondiale da parte di una Commissione del Congresso USA (nella foto il memorial al genocidio armeno a Tsitsernakaberd).
Il neopresidente turco Gul ha dichiarato che " Questa decisione inaccettabile della commissione (...) non ha alcun fondamento e non rispetta i turchi" .
Il fatto è che il Governo Turco e l'establishment turco non vuole fare i conti con la propria storia e non accetta che altri gli rammentino l'orrendo genocidio compiuto ai danni degli Armeni; dopo i massacri compiuti in Vandea dalla Rivoluzione francese, questo genocidio è il primo di una triste serie che ha insaguinato il Novecento.
Ogni qual volta che la Turchia viene richiamata a riconoscere questa triste responsabilità reagisce in maniera furibonda.
Credo sia giunto il momento di dire che se la Turchia vuole entrare nell'Unione Europea deve riconoscere questo crimine e chiedere perdono ai sopravissuti ed alle loro famiglie e, se del caso, provvedere al risarcimento materiale dei danni inferti a quel popolo.

Bisogna, ancora, ricordare che la Turchia

  • sostiene militarmente un governo illegale nel nord di Cipro;
  • impedisce alle navi di un Paese UE (Cipro) di accedere ai propri porti:
  • non vuole risolvere i problemi della minoranza curda.

Diciamo con forza il nostro NO all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea

giovedì 11 ottobre 2007

SARDEGNA, ma cosa fai ?

Questa della sentenza di Hannover è veramente grossa, sotto il profilo dell'idiozia e della demenza. Non sappiamo se l'interessato sia contento dell'esito del processo e di aver ricevuto una sì mite condanna. Ma quel sardo squalifica sia per l'atto compiuto, sia per la motivazione della sentenza tutti i sardi e tutti gli italiani.
Non parliamo del giudice di Hannover che dovrebbe vergognarsi e nascondersi per le motivazioni che stanno alla base della sentenza.
Il Governo Prodi dovrebbe convocare l'ambasciatore di Germania ed esternare la più profonda deprecazione per quanto accaduto pur nel rispetto dell'indipendenza della magistratura

mercoledì 10 ottobre 2007

SFASCIACARROZZE

C'è chi di mestiere fa lo sfasciacarrozze. Succede anche in politica, solo che in questo caso la faccenda rasenta la paranoia o il consapevole obiettivo del'uomo forte, qualunque colore esso abbia.
Nonostante le tante, troppo cose, che nel nostro Paese non sono soddisfacenti - e non sto ad indicarle perchè ne sortirebbe un elenco troppo lungo - non mi pare che la soluzione sia quello di sfasciare tutto secondo la logica del "tanto peggio tanto meglio".
Senza dover rinvangare le motivazioni per cui ci troviamo in questa situazione credo che la strada maestra sia quella di costruire la "buona politica".
Noi cattolici ci siamo dati un appuntamento con la prossima Settimana Sociale avente a tema proprio l'esigenza di fondare l'agire della società sul criterio del "bene comune". Anche per questo ci sentiamo impegnati ad operare con fermezza - ma avendo presente la realtà del nostro Paese - per costruire una "buona politica" che non è di destra, né di sinistra. Noi lavoriamo per i nostri valori e li proponiamo al Paese, alla gente.
Sarà un percorso lungo e difficile che impatta la logica bipolare in cui attualmente siamo costretti, ma che non ci entusiasma proprio per i limiti che ha dimostrato portando il Paese alla paralisi.
Ripensare il popolarismo sturziano in tutte le sue sfacettature ci aiuterà a comprendere meglio la strada per costruire la "buona politica", sia nelle amministrazioni locali, sia in quelle regionali, sia a livello nazionale.
Così come la DC ha consentito ai cattolici italiani di riorganizzare e ricostruire il Paese, così i cattolici italiani, con nuove strumentazioni, debbono e vogliono far uscire il Paese dalla palude in cui le "beghe di cortile" e gli "interessi di bottega" l'hanno costretta in questi quindici anni di bipolarismo, assunto a ideologia del potere.

sabato 6 ottobre 2007


LEPANTO

Il 7 ottobre 1571 la flotta voluta da Papa Pio V e composta da navi ed equipaggi dell'Europa cristiana sconfisse la flotta turca a Lepanto.
Venne così fermata l'espansione turca nel Mediterraneo; bisognerà attendere la liberazione di Vienna (1683) dall'assedio delle armate turche per vedere iniziare il declino della minaccia turca sull'Europa.

Erano passati secoli da Poitiers (732) allorché era stata fermata l'invasione dell'Europa delle forze musulmane; in questi secoli i musulmani si erano insediati in Spagna, in Sicilia, in Puglia, nei Balcani.
La liberazione dell'Europa dal potere musulmanio è costato secoli di lotte con conseguenti drammi delle popolazioni rivierasche, lutti, sventure. Nelle nostre riviere le Confraternite di Sant'Erasmo erano particolarmente dedicate a sovvenire le famiglie delle persone ridotte in schiavitù dai pirati barbareschi, spesso guidati da cristiani rinnegati. Ancora nell'800 - nonostante il forte contenimento del potere navale turco operato dagli Stati cristiani e dai Cavalieri di Malta - l'ammiraglio Giorgio Mameli della Marina sarda, padre di Goffredo Mameli, partecipava a spedizioni per contrastare le scorrerie del Bey di Tripoli.
Per ringraziare la Vergine Maria della vittoria conseguita a Lepanto papa Pio V fisso al 7 ottobre la festività della Madonna del Rosario.
L'Europa non deve e non può dimenticare quante lacrime e sangue e quanti secoli è costato liberarsi dal dominio musulmano. Anche perché non pare esistano, al momento, personalità della tempra del Principe Eugenio di Savoia.

giovedì 4 ottobre 2007

BIRMANIA. Protestare non basta




Protestare non basta.


Agire con determinazione perché sia posto fine alla dittatura che da 45 anni domina la Birmania.


Ricordarsi che la maggiore responsabilità di questa situazione appartiene alla Repubblica Popolare Cinese ed è su questo Paese che si deve agire per cacciare la dittatura.

Così come bisogna ricordarsi che non basta cacciare la dittatura per riportare la Birmania nell'alveo della democrazia, della libertà e del rispetto dei diritti umani: la presenza del "triangolo d'oro" dell'oppio, le zone contrllate "de facto" da gruppi tribali super armati sono un'ipoteca per una transizione pacifica ad un regime democratico. L'esperienza dell'Iraq e dell'Afganistan insegni.


Oggi, comunque, accendiamo una candelina - anche simbolica - insieme a tutti coloro che vogliono una Birmania libera.
Oggi per la Birmania.
Domani per il Tibet, il Darfur, il Sahara occidentale, Cuba ed il Venezuela e tutti i Paesi in cui non esiste la libertà.

lunedì 1 ottobre 2007


BIRMANIA, BURMA, MYANMAR

Tutte le volte che sento parlare della Birmania mi balza, nella memoria, il film "L'Arpa Birmana" diretto da Kon Ichikawa nel 1956.
La storia di quest'opera cinematografica si può leggere su diversi siti Internet e quindi non sto a raccontarla; ma il ricordo di un film contro la follia della guerra e della violenza ben si addice a quanto accade in questi giorni in Birmania.

La vicenda della Birmania è simile a quella di altri Paesi della penisola indocinese ove dittature militari di ispirazione comunista (Vietnam, Cambogia, Laos) od ultranazionaliste (Thailandia) hanno imposto, terminata la fase coloniale dell'immediato dopoguerra, un pesante giogo alle popolazioni.
La dittatura militare, di ispirazione comunista, che ha ridotto la Birmania a livelli di povertà ed arretratezza secondi a quelli della Corea del Nord è stata tollerata ed ignorata al pari di quella dei Khmer rossi in Cambogia, di Mugabe nello Zimbabwe, di Videla in Argentina ed altri tiranni. Lo stesso errore è stato fatto con Fidel Castro a Cuba e lo si sta facendo con Hugo Chavez in Venezuela e Evo Morales in Bolivia.

Non è mai troppo tardi per ricordarsi che la pace, la giustizia, la libertà e la democrazia non sono solo ideali, ma debbono essere praticate ovunque perché sono indivisibili beni di tutta l'umanità.

Difficilmente le Nazioni Unite riusciranno a incidere sulla situazione birmana (e tale fallimento si aggiungerà ai tanti che costellano la storia di un organismo che non ha saputo, né voluto impedire situazioni quali quelle del Ruanda, del Darfur, del Sahara occidentale, dell'ex-Jugoslavia, della Palestina, del Libano, del Kashmir, del Tibet e l'elenco può continuare a lungo), forse vi riusciranno - sempre che lo vogliano - quei Paesi che hanno rapporti economici e militari con quel Paese.