giovedì 25 ottobre 2007

In bici sull'Appenino

Il Governo Prodi, da mesi in fibrillazione per

le continue litigate fra le sue varie componenti,
la mancanza di accordo su un programma ben definito - vi ricordate il proclama dopo il conclave della Reggia di Caserta (costante ahimé tanti soldi al contribuente italiano) -
per i veleni iniettati ad ogni piè sospinto dall'interno dell'Unione,
per la costituzione del Partito Democratico,
per il micidiale scontro fra Ministri e Procuratori della Repubblica,
e, dulcisi in fundo, per non aver saputo governare il Paese,

è giunto al capolinea, come la votazione odierna al Senato ha ampiamente dimostrato. L'unico a non rendersene conto è il nostro Romano che pensa di essere ancora ai tempi dell'IRI quando non doveva rendere conto a nessuno del suo operare.
Non sarà né Berlusconi ossessionato dalle spallate e dai sondaggi d'opinione, né il cambio di casacca di qualche parlamentare o l'assenza determinante di parlamentari eletti nelle file dell'Unione a far cadere il governo Prodi. Sarà la vergogna di non saper governare il Paese nonostante i voti ricevuti e di averlo ridotto alla miseria materiale e morale.
Si limiti, a questo punto, a svolgere la funzione notarile di curatore fallimentare o meglio si rechi al Quirinale per rassegnare le dimissioni e torni a fare il ciclista per le strade dell'Appennino.


Nessun commento: