domenica 21 dicembre 2008

BUON NATALE

Si fa presto a dire Buon Natale. Ogni anno ripetiamo questo augurio ed ogni anno il senso del Natale, quello vero, quello cristiano si affievolisce sempre più.
Il calendario – sotto tutti i cieli del mondo – è costellato di feste di vario genere da quelle religiose quali il capodanno cinese, lo Yom Kippur ebraico, il Thanksgiving Day nordamericano, l’ Aïd el-Kebir musulmano alle cosiddette festività civili. Ovunque, l’umanità esprime nel calendario un giusto bilanciamento tra il momento del lavoro e quello del riposo.
Ma il Natale è diverso. Celebrato dai cristiani per ricordare la nascita di Gesù, Figlio di Dio, è una festa unica nel panorama delle festività dell’umanità: la festa di Natale che non abbia alcun riferimento all’incarnazione del Signore Iddio fra gli uomini non ha alcun significato.


In tanti ci hanno provato – e ci provano - a trasformare il Natale in una festività qualsiasi, in una festa priva di contenuto religioso. Ma quello non è Natale, è un’altra cosa.

Se si guardano le cartoline stampate a profusione per questa festa si scorgono renne che viaggiano nel cielo o donnine – più o meno vestite – con berretti rossi in testa od improbabili paesaggi innevati; i manifesti pubblicitari invitano ad acquistare cose di dubbia utilità, mentre i soliti film (considerati natalizi) visti e rivisti, ritornano sugli schermi televisivi insieme agli spots che garantiscono un bellissimo 25 dicembre con brandy, cioccolatini, Coca Cola e dolciumi vari.
Le imprese di luminarie, lavorano a pieno regime, sin dal mese di ottobre; pastori fasulli provano a tirar fuori dei suoni “pastorali” da pive e zampogne che non sanno suonare e le multisale cinematografiche ammiccano con films costruiti per danneggiare l’intelletto degli spettatori.
Non è che il resto del mondo se la passi meglio se si pensa a quella specie di albero luminoso nella baia di Rio de Janeiro od ai “seasonal greatings” per finire con l’assenza di ogni riferimento al Natale su agende e calendari delle aziende multinazionali. A Oxford hanno abolito il Natale, esplicitando ciò che altrove è mascherato di buonismo.

Tutto viene messo in campo per impedire che il Natale sia un’altra cosa e che le quattro settimane che lo precedono siano un periodo di preparazione al mistero dell’incarnazione, alla discesa del Signore tra gli uomini.

La condizione umana che il Signore ha voluto vivere incarnandosi nel grembo della Madonna è ben rappresentata nella narrazione evangelica di quella nascita. Sembra quasi di sentire le voci degli albergatori e di Giuseppe “Non c’è posto. Provate altrove”, “Ci sarebbe, ma non per voi”, “Ma sono disposto a pagare il necessario”, “No, se proprio dovete restare andate in quelle grotte usate come stalle fuori del paese”. Voci che, nel corso dei secoli, si sono ripetute infinite volte, in infinite circostanze simili.

Per questo il Natale è diverso da ogni altra festa: Dio si è fatto Uomo ed ha vissuto la nostra storia.

La festa del Natale è la gioia; la gioia di tutti coloro che scoprono, nella sua divinità ed umanità, Gesù che percorre le nostre stesse strade. La gioia di chi trova o rafforza la fede, la speranza nella vita eterna presso il Padre e che a motivo di questa gioia vive la carità verso il resto della comunità umana.

Quando, dopo aver acceso l’ultima candela dell’Avvento, sentiremo suonare la campana della messa di mezzanotte, allora – con la gioia e la pace nel cuore – viviamo il Natale, quello vero, quello cristiano.

Buon Natale.

(questo mio pezzo è stato pubblicato sul numero di Dicembre 2008 de “L’Operaio Ligure”)

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