sabato 17 gennaio 2009

A tutti gli uomini liberi e forti. 90 anni dopo



Sono passati 90 anni da quel 18 gennaio 1919 in cui la Commissione provvisoria del nascente Partito Popolare indirizzò l’Appello al Paese, meglio conosciuto come “appello a tutti gli uomini e forti”. La sapiente guida di don Luigi Sturzo aveva consentito alle varie espressioni del cattolicesimo italiano di dar vita ad una formazione partitica che, per la prima volta nella storia dell’Italia unita, vedeva i cattolici impegnati – insieme – nella partecipazione politica del Paese.

Fu una formazione partitica che, sia per le temperie del tempo sia per laica fedeltà nei confronti della gerarchia ecclesiastica, visse pochi anni; ma le persone e le idee rimasero sottotraccia durante il regime fascista e permisero la costituzione della Democrazia Cristiana. Da quell’esperienza trae origine il Codice di Camaldoli e le idee che, insieme a quelle di altre culture, diedero vita alla Costituzione repubblicana, alla ricostruzione del Paese ed alla salvaguardia della libertà e della democrazia.

Ricordare quell’appello, di cui riporto alcuni brani significativi, ci dia la capacità di reinterpretare la presenza politica dei cattolici italiani e tenga lontano da noi la mai sopita tentazione di ripiegarsi sul buon tempo andato.



APPELLO AL PAESE
“A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e di libertà…
Ad uno stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i comuni – che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private……domandiamo la riforma dell’istituto parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale…; vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari, la semplificazione della legislazione, ilo riconoscimento delle classi, l’autonomia comunale, la riforma degli enti provinciali, e il più largo decentramento nelle unità regionali.
Ma sarebbero vane queste riforme senza il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova società, il vero senso di libertà rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie:libertà religiosa…; libertà di insegnamento senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe…libertà comunale e locale…..
Ci presentiamo nella vita politica, con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoci ai saldi principi del cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell’Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi, …..
A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell’amore della patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degli interessi nazionali con una sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del partito popolare italiano facciamo appello e domandiamo l’adesione al nostro programma. Roma, 18 gennaio 1919”

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