lunedì 5 gennaio 2009

PALESTINE AND ISRAEL. PEACE !


Estrapolo da un articolo pubblicato da ASIA News il 30 dicembre 2008, a firma di Arieh Cohen
" I discorsi pubblici parlano molto spesso di “gestire il conflitto”, piuttosto che “risolvere il conflitto”. Le speranze dei più seri leader civili e militari in Israele – e altrove – sembrano concentrate a raggiungere un’altra – ovviamente temporanea – “tregua” con Hamas, invece che cambiare totalmente la situazione presente; si cerca di ristabilire “le regole del gioco”, piuttosto che di cambiare “il gioco” stesso.
Tutto ciò è veramente penoso.
Ritornare alla proposta della Lega Araba.
È ovvio, per ora Israele deve fare quel che deve fare (ma cosa esattamente?) per fermare gli attacchi quotidiani dei terroristi fanatici verso le città e i villaggi del sud. E dopo? L’ironia amara della situazione è che le basi per costruire la pace sono già presenti, se si facessero delle scelte fondamentali. L’iniziativa di pace della Lega Araba della primavera 2002, confermata di continuo fino ad oggi, può rafforzare in modo potente le basi della Conferenza di pace di Madrid del 1991 che, riconvocata o lanciata di nuovo, potrebbe mettere insieme la “scelta strategica” della Siria a un trattato di pace con Israele e l’accettazione della pace con Israele espressa da tanto tempo dall’Olp. Ciò porterebbe a edificare un nuovo Medio Oriente, un’area sicura e pacifica che isolerebbe il regime estremista in Iran e contribuirebbe a tenere lontano l' “internazionale terrorista” simbolizzato da Al Qaeda.Finché non sarà adottata un pista simile e perseguita con vigore fino alla conclusione, le previsioni sono piuttosto buie. E anche se può succedere di tutto (perfino qualcosa di buono), l’osservatore che guarda i mesi a venire è preso da cattivi presentimenti."
Fin qui l'articolo che, benchè "vecchio" di qualche giorno, individua con chiarezza la debolezza dell'agire delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea (con la ridicola presenza sul campo di due delegazioni portatrici di proposte differenziate), della stessa Lega Araba (che conclude con un nulla di fatto la riunione d'emergenza al Cairo). Non si tratta di "gestire" l'ennesima crisi della regione, bensì di "risolvere" una situazione vecchia di sessant'anni e garantire la pace a Israele ed alla Palestina.
Una soluzione già individuata dalle Nazioni Unite quando approvarono nel 1948 la spartizione fra ebrei e palestinesi dell'ex Mandato britannico con la conseguente creazione di uno Stato palestinese e di una stato ebraico.
Contro quella decisione si scatenò la primaguerra arabo-israeliana con la conseguenza che lo Stato di Israele mantenne la sua esistenza e quello palestinese non si realizzò; in compenso l'Emirato di Transgiordania si appropriò della Cisgiordania e divenne il Regno hascemita di Giordania ed iniziò il fenomeno dei rifugiati palestinesi. Dimenticare questo dato essenziale dei Paesi arabi che furono - e rimasero negli anni - i veri responsbaili della situazione palestinesi significa non compiere un servizio alla verità.
Eppure è proprio ripartendo da lì, dalla decisione del 1947 delle Nazioni Unite - ripresa a Oslo, a Madrid, a Camp David in diverse e più articolate maniere - che si può "risolvere" la questione.
Uno Stato Palestinese, uno Stato israeliano che collaborano economicamente tra loro e garantiscono ai loro popoli un futuro di pace duratura

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