martedì 10 novembre 2009

IL VIALE DEL TRAMONTO NON FA PER NOI

La Seconda Repubblica, nei fatti mai nata, sta volgendo al termine con una lenta, angosciante e triste – sotto il profilo dello squallore – agonia.
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Ci saranno, ancora, dei colpi di coda, dei tentativi generosi per mantenerla in vita, ma nei fatti la sua fine è segnata e, quanto prima se ne prenderà atto, tanto meglio sarà per il nostro Paese. Per non essere frainteso non sto valutando la situazione con gli occhiali di una parte politica tesa ad addossare colpe e responsabilità sul proprio avversario. Mi limito ad osservare la situazione che si sta dipanando sotto gli occhi di tutti, ben felice se gli sviluppi avvenire dovessero darmi torto.
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Non passa giorno che i mass-media, con compiacimento, ricamino su casi di corruzione presenti negli enti pubblici e privati; le inchieste giornalistiche si sommano a quelle della magistratura e portano alla luce casi di malversazioni e tangenti diffuse; la gestione del territorio fa emergere metastasi profonde causate dalla “contrattazione”, piuttosto che da una severa regia tesa a salvaguardare il bene primario della salvaguardia dell’ambiente e dell’ordinato sviluppo delle attività umane.
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Strettamente interconnessi con questi aspetti di corrutela si pone lo stile di vita di molti che si trovano ai cosiddetti “piani alti” della politica e dell’economia. Si nota, spesso, un cinismo dominante, quasi che lo stile di vita non conti nulla. L’idea stessa che la carica o la funzione ricoperta comporti obblighi in materia di comportamento etico-morale non sfiora neppure lontanamente molti personaggi che ricoprono incarichi rilevanti nel settore economico, della Pubblica Amministrazione o della politica. Men che meno importa che si possa essere ricattati per questi comportamenti.
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Peccato che ricatti, tangenti e corruzione siano un tutt’uno, come recenti episodi stanno a dimostrare.
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La stessa indagine sul consumo di cocaina da parte dei “vip” pone almeno tre pensieri inquietanti: l’origine del denaro – e tanto – necessario all’acquisto della cocaina; l’effettività della lotta alla criminalità organizzata (camorra, mafia ecc.) che controlla il mercato della droga; l’incapacità di sviluppare politiche efficienti contro il dilagare del consumo di droga e le tossicodipendenze.
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L’immoralità diffusa ed il cinismo dei comportamenti furono l’amalgama che agevolò il crollo della Prima Repubblica. Spesso le lezioni della storia si dimenticano o torna comodo ignorarle. Il risultato, complessivo, per il nostro Paese sarebbe tuttavia devastante: il tramonto della democrazia e della libertà. Per tutti.
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Il viale del tramonto non si addice ai cattolici italiani che forti della propria storia e dei propri valori debbono contrastare questa deriva mettendosi al servizio del Paese per un percorso di ricostruzione e di speranza.

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