La
preoccupazione per gli sviluppi dell’inchiesta legata alla centrale elettrica
di Vado Ligure va di pari passo con la richiesta di chiarezza sulle questioni
ambientali, unitamente all’esigenza di un’attenta valutazione per le
conseguenze dirette e indirette che si addensano attorno alla Centrale in
termini di occupazione, di gestione industriale e di più ampie ricadute sul
sistema elettrico nazionale.
La sicurezza
degli impianti industriali deve andare di pari passo con il rispetto
dell’ambiente e della salute; tuttavia deve essere chiarito quali siano le
differenziazioni tecnologiche tra l’impianto di Vado Ligure rispetto ad altre
centrali dello stesso tipo italiane ed estere. Così come deve essere efficiente
e trasparente il rispetto delle norme da parte dell’Azienda, nonché certo e
puntuale il controllo degli Organismi preposti.
La
de-industrializzazione della Liguria è già stata pagata a caro prezzo in
termini occupazionali ed economici, non possiamo permetterci un'altra chiusura!
L’assenza di
una politica energetica nazionale non può, comunque, far dimenticare come le
attività manifatturiere italiane richiedano tanta energia e a costi
concorrenziali con i “competitors” stranieri; questa energia è basata in
grandissima parte – né potrebbe essere diversamente – sul carbon fossile
giacché le fonti energetiche alternative danno, e potranno dare anche nel
futuro, un piccolo contributo percentuale per le esigenze industriali del
Paese. Ricordarselo nel momento dello stop giudiziario alla Centrale di Vado Ligure
e della pressoché certa reiterazione della difficoltà di approvvigionamento di
metano dai fornitori dell’Asia centrale, può solo fare bene allo sviluppo ed al
rilancio del sistema socioeconomico dell’Italia.
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