martedì 25 marzo 2008

VOTO UTILE


Carissimi, riprendo dal blog dell'on. Bruno Tabacci una parte di un intervento che rafforza la mia convinzione circa la necessità di votare l'UDC alle prossime elezioni politiche, rifiutando la logica del "voto utile" (ma quando mai ?) sostenuta da berlusconi e, più sommessamente, anche da Veltroni.
Messo alle strette a Bruxelles, di fronte all’evidenza dei casi Ciarrapico e Mussolini che rendono imbarazzante per il Partito Popolare Europeo anche solo l’ipotesi di un’ammissione del Pdl nel Ppe, Antonio Tajani, capogruppo di Forza Italia nel Ppe in Europa, un paio di giorni fa ha dovuto ammettere: “Il Pdl non è un partito ma una coalizione elettorale”. L’ammissione di Tajani, che in un altro Paese avrebbe dovuto comportare uno sconquasso sulla campagna elettorale visto che smentisce dalle fondamenta il primo pilastro della campagna elettorale del favorito numero uno alla presidenza del Consiglio – “governeremo meglio perché siamo uniti, siamo un solo partito, i piccoli non esistono più, esistono solo due grandi partiti, noi e il Pd”, ripete da un mese e mezzo Berlusconi – è finita nascosta in tre righe sui principali giornali italiani. Veltroni avrebbe potuto cavalcarla, metterla in evidenza, farla conoscere a tutti grazie alla visibilità mediatica di cui gode. Se ne è ben guardato. Il motivo è semplice: l’ammissione di Tajani vale anche per il Pd. Un partito che finge di tenere insieme Radicali e Teocon, Bonino e Binetti, ex comunisti ed ex anticomunisti, Di Pietro e garantisti, ambientalisti conservatori e riformisti semplicemente non è un partito, è una coalizione elettorale. Pdl e Pd non sono altro che le nuove scatole che contengono gli stessi arnesi del bipolarismo di coalizione che raccontano di voler superare. E Berlusconi e Veltroni non sono altro che la riedizione dei Berlusconi-Prodi, o Berlusconi-Rutelli, degli ultimi 14 anni.Ecco perché in campagna elettorale non si parla mai dei problemi concreti del Paese. Quelli scomodi, sollevati tre giorni fa dal professor Sartori in un efficace e quanto mai spietato editoriale pubblicato in prima pagina dal Corriere della Sera. Debito pubblico, mafia, infrastrutture (e risorse per realizzarle), emergenza clima (e costi per affrontarla), smantellamento del federalismo (che in Italia ha portato solo ad aumenti di inefficienza e spesa). I due partiti-coalizioni elettorali che si contendono la guida del prossimo governo non sapranno affrontarli come non li hanno saputi affrontare dal 1994 ad oggi perché sono pronti a fare un governo pieno di contraddizioni al suo interno, dunque paralizzato.Ecco perché preferiscono costruire programmi elettorali da sogno e parlano solo di quelli. Si affidano a sondaggisti e maghi della comunicazione, si fanno spiegare che cosa gli italiani vogliono sentirsi dire per conquistare il loro voto e si richiamano solo ai programmi per tutta la campagna elettorale.

Nessun commento: