domenica 24 maggio 2009

Fermare la deriva populista di Berlusconi

La sovrana leggerezza con cui il Presidente del Consiglio parla di temi costituzionalmente rilevanti non deve sconcertare: quello della leggerezza è un metodo. Singolare, ma è pur sempre un metodo, quasi subliminare, che induce l'opinione pubblica a considerare positive ed altamente apprezzabili i contenuti delle esternazioni "ilari" di Berlusconi, sino a tradurle in opinioni positive nei sondaggi che, poco dopo, vengono commissionati e resi pubblici. Si ottiene così il risultato di dimostrare che il popolo sovrano vuole esattamente quello che con estrema vacuità ha dichiarato nei giorni precedenti Berlusconi.Un metodo che opportunamente utilizzato rende il Parlamento, costituzionalmente espressione della sovranità popolare, un organismo inutile per la gente del nostro Paese.
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La proposta di ridurre il numero dei parlamentari - peraltro già indicato nel "Piano di rinascita democratica" della Loggia P2 di Licio Gelli - non suffragata da alcun atto propositivo si inserisce in questo metodo. Poi la correzione di rotta - anche questo un classico di Berlusconi - con l'ipotesi di predisporre una proposta di legge di iniziativa popolare per la riduzione del numero dei parlamentari. Quale utilità se non quella di delegittimare il Parlamento ?
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Dovrebbe essere noto che la revisione del numero dei parlamentari - attualmente stabilito dagli articoli 56 e 57 della Costituzione - si ottiene con legge costituzionale la cui approvazione segue l'iter previsto dall'art 138 della stessa Costituzione.
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Il PdL ha tutti i numeri in Parlamento per predisporre un disegno di legge di iniziativa parlamentare in tal senso ed approvarlo, magari col consenso del PD che condivide l'ipotesi di riduzione dei parlamentari.
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Non seguire la strada maestra, ma appellarsi all'iniziativa popolare ha solo il senso di instillare nell'opinione pubblica la convinzione che il Parlamento è inutile, non compie il proprio dovere, non ha il polso della volontà del popolo.Un metodo sottile e pernicioso che colpisce al cuore il "sistema del bilanciamento dei poteri" dello Stato su cui è basata ogni sana democrazia.
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Berlusconi ha ben chiaro l'obiettivo (ma anche il "Piano di rinascita democratica" aveva chiari gli obiettivi....): un esecutivo incentrato sulla figura del Capo, che risponde direttamente al popolo (che non ha più alcuna rappresentanza condizionante l'escutivo) e che si esprime con i sondaggi e le manifestazioni di piazza. Tecnicamente è un sistema "populista": già visto con Peron e con Chavez.
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Il primo passo per fermare questa deriva populista è quello di far fallire il referendum del 14 giugno.
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Domenica 14 giugno 2009, TUTTI AL MARE !


lunedì 4 maggio 2009

NON DISTURBARE IL MANOVRATORE

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Il mese, appena trascorso, è stato caratterizzato - sotto il profilo politico – dal continuo battibecco tra Franceschini e Berlusconi su questioni futili, buone per riempire di sé le prime pagine dei giornali.
Non importa il terremoto negli Abruzzi, la crisi finanziaria, il costo della vita, il riassestamento dei poteri forti… No, ciò che conta è conoscere le battute del teatrino della politica in cui due capicomici si azzuffano per il piacere dei mass-media che, in queste battute ci inzuppano il pane e ne vivisezionano le parole.
Tutto ciò pare fatto apposta per stornare l’attenzione della gente dallo svilimento della democrazia italiana che si vuole (forse si sta per …) ridurre a questione di pochi: appunto dei due capicomici.
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Così è passata, quasi del tutto inosservato il significato politico di una bega sollevata da Franceschini circa la proposta di legge, presentata da un oscuro deputato del PdL, tesa ad equiparare gli appartenenti alle milizie armate dalla Repubblica di Salò – i cosiddetti repubblichini – ai partigiani inquadrati nel Corpo Volontari della Libertà.
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Per non essere frainteso dico subito che non considero opportuna, né giustificata questa equiparazione comunque la si voglia giustificare.
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Ma veniamo alla questione innescata da Franceschini. Il Segretario del PD ha sfidato Berlusconi a ritirare questa proposta di legge, confidando che tale richiesta sarebbe stata respinta al mittente sì da portare a casa un risultato di immagine utile per consolidare la sua traballante posizione alla guida del Partito Democratico. Non ha tenuto conto, però, della consumata abilità di Berlusconi di trarre partito dalle debolezze altrui: infatti, il Cavaliere ha colto la palla al balzo ed ha garantito che di quella proposta di legge non se ne sarebbe fatto niente. Il Cavaliere ha consolidato l’unità antifascista: 1a 0 per Berlusconi.
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Guardando la questione senza le lenti deformate del teatrino della politica, si è assistito ad una bella spallata al sistema costituzionale italiano realizzata dal duo Franceschini-Berlusconi: avversari di facciata, ma nella sostanza coesi nel picconare la democrazia del nostro Paese.

Anche i ragazzini delle medie – perlomeno quelli che studiano i contenuti della Costituzione Italiana – sanno che ogni parlamentare è libero di presentare qualsiasi proposta di legge senza il previo consenso del suo Capogruppo, né del Segretario Politico del proprio Partito.
Gli stessi ragazzini sanno che spetta al Parlamento, attraverso gli strumenti previsti dai Regolamenti di Camera e Senato, esaminare ed esprimersi sulle proposte di legge presentata da un Deputato o da un Senatore.
In altri termini, nessuno – salvo il firmatario – può ritirare la proposta di legge e nessun parlamentare può essere costretto a ritirare una proposta di legge. Anzi, in dottrina si discute se sia lecito ritirare una proposta di legge una volta che la stessa abbia iniziato il suo iter parlamentare.

Richiedere, come ha fatto Franceschini, al Presidente del Consiglio e “leader” del PdL di ritirare una proposta di legge presentata da un deputato e, di converso, sentire Berlusconi assentire a questa richiesta evidenza o una mancata conoscenza della Costituzione (fatto altamente improbabile) o la volontà di non tenere in alcun conto la Costituzione Italiana (fatto altamente probabile).

Entrambi hanno agito come se i parlamentari fossero automi, chiamati ad alzare la mano a comando del proprio “leader”. Ma la Costituzione italiana dice :«Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».
Sia Franceschini, sia Berlusconi sono portatori di una visione politica tesa a comprimere la sovranità del Parlamento, considerato un ostacolo alle volontà del Governo, di qualsiasi Governo. Non a caso è stato teorizzato – sia pure a livello di battuta (ma a volte le battute nascondono tremende verità) come sia sufficiente far votare i Capigruppo… Non a caso si sono schierati a favore dell’abrogazione dell’attuale legge elettorale che consentirebbe – se vincesse il partito del SI (o se il si dovesse raggiungerebbe il quorum del 50% + 1 dei partecipanti al referendum) – ad un partito che raccogliesse il 25% dei suffragi elettorali di far eleggere il 51 % dei parlamentari.

Tutto torna e, come si trovava scritto sui tramways, l’importante e “Non disturbare il manovratore”…perché Lui sa cosa fare !
Ma questa logica, che vede coesi e sottobraccio marciare Franceschini e Berlusconi, è ben diversa da quanto sta scritto nella Costituzione Italiana e da quanto prevede un sistema democratico. Almeno come lo si intende nei Paesi occidentali.