lunedì 23 novembre 2009

UDC Ligure e Regionali 2010

Non ho idea se siano previsti interventi della “base” agli Stati Generali UDC Liguria che dovrebbero svolgersi Lunedì 30 novembre 2009.
Tuttavia, ho ben presente quanto appare sui mass-media e le dichiarazioni ufficiali dei responsabili UDC circa le possibili alleanze dell’UDC alle prossime elezioni regionali 2010.
Per questo esplicito il mio punto di vista al riguardo:

credo sia fondamentale, per lo sviluppo ed il futuro della Liguria, che la maggioranza che ha governato sinora la Liguria vada a casa; per tale motivo ritengo che l’UDC NON debba essere parte di alcuna alleanza che sostenga Burlando. A maggior ragione se questa alleanza dovesse comprendere l’IdV, i Verdi, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani: abissale è la distanza di valori e di ideali che separa l’UDC da questi partiti;
nessun compromesso è possibile con chi ha bloccato lo sviluppo economico e sociale della nostra Regione; è stato incapace di gestire il servizio sanitario; ha rallentato, anche mediante l’ azione corriva degli enti locali dello stessa appartenenza politica, la realizzazione di infrastrutture e di una portualità ligure; ha tollerato un servizio della mobilità regionale a livello di terzo mondo;
le vicende giudiziarie in corso – e la storia non pare finita – consigliano una chiara e netta discontinuità in Regione;
L’UDC ligure può considerare un successo raggiungere alle prossime regionali 2010 un 5% dei voti espressi, tenuto conto che alle Europee 2009 si è conseguito il 4,96 % (ma alle Politiche 2008 il 3,7%); questi voti sono stati espressi da un elettorato di area centrodestra. Qualora l’UDC decidesse di sostenere Burlando (con relativa presenza di IdV, Rifondazione, Verdi ecc.), sicuramente la percentuale scenderebbe in quanto non sarebbe sostituita da elettori del centrosinistra. In tal caso l’apporto dell’UDC a Burlando sarebbe ininfluente ai fini della sua vittoria, vittoria che sarebbe – quasi sicuramente – conseguita dal rivale Biasotti.
Schierare l’UDC Ligure a sostegno di Burlando e co. significa anche consegnare la rappresentanza del mondo cattolico ligure nelle mani di quei spezzoni di PdL particolarmente attivi (Compagnia delle Opere, Opus Dei ecc.), stante le decisioni assunte dal centrosinistra e dalla sinistra in materia di valori non negoziabili. Non illudiamoci che l’UDC sia in grado di contrastare in sede locale la spinta laicista in una maggioranza di centrosinistra.

Per tutto questo auspico fortemente che l’UDC non entri in alcuna alleanza politica di centrosinistra in Liguria.

domenica 15 novembre 2009

STATI GENERALI UDC LIGURIA


Stiamo ai fatti

L’UDC va avanti da sola come ha detto ai propri elettori, perché noi siamo in Parlamento nonostante il PdL e nonostante il PD. Ma laddove ci sono amministratori seri, per bene, con programmi che ci convincono, certamente non avremo paura di essere contaminati e lo faremo guardando in faccia i nostri elettori”.
Così Pier Ferdinando Casini nell’intervista la TG 5 ripresa dal quotidiano “Il Gazzettino” di lunedì 9 novembre 2009.

Stiamo ai fatti

Il Secolo XIX di Genova ha pubblicato le interviste a Burlando ed a Biasotti in cui i due candidati-presidenti proposti rispettivamente dal PD e dal PdL/Lega Nord dipingono l’idea di Liguria che intendono realizzare qualora eletti alla prossime regionali 2010.
Al momento è certo che Burlando sia sostenuto dal PD, da una Lista Civica e forse dall’IdV, mentre Biasotti sarà sostenuto dal PdL, Lega Nord e Partito Socialista.
Entrambi necessitano dell’apporto di altre formazioni per rendere “politicamente” credibile il loro impegno, anche se l’assurda Legge elettorale ligure assegna la palma della vittoria a chi raccoglie il maggior numero di voti, anche se non raggiunge il fatidico 50% + 1 dei suffragi favorevoli.

Stiamo ai fatti

Confesso che non ho trovato in alcuno degli affreschi proposti dai due candidati – che con parola più semplice possono essere considerati programmi di massima - alcun afflato, sintonia con le esigenza della nostra Regione; per entrambi una rimasticatura di cose vecchie e superate specie sotto il profilo degli ideali e dei valori che debbono essere alla base di un valido programma.
Se poi leggo questi programmi alla luce della “Caritas in veritate” – che per i cattolici costituisce una guida sicura di riferimento – lo sconforto mi assale e mi chiedo quando mai possa essere possibile un cammino comune con questi candidati. Il card. Tettamanzi, mai abbastanza ricordato Arcivescovo metropolita della Liguria, conclude un suo recente libro con questa frase “ “Questa dunque la più alta e moderna forma di caritas in re sociali: ridonare speranza a chi l’ha persa nella solitudine della paura”.
Nè speranza per il divenire delle popolazioni liguri e del suo territorio, né attenzione alla solitudine della paura dei cassintegrati, dei giovani senza lavoro, delle aziende che chiudono (vedi ad esempio Postel), degli artigiani e commercianti e PMI che vedono ridurre le loro commesse a vista d‘occhio., dei malati che non hanno cure adeguate in tempi utili. E l’elenco può continuare. Nulla di tutto questo nei programmi d Burlando e di Biasotti

Stiamo ai fatti

Come riconosciuto da Casini nel suo intervento al Teatro della Gioventù, sia Burlando che Biasotti sono persone serie. E su questo si può concordare.
Però i loro programmi NON convincono.

Vi è, quindi, una sola soluzione per le Regionali 2010 : correre da soli.

Sicuramente vale anche in Liguria l’asserzione dura di Casini espressa agli Stati Generali della Campania del 14 novembre scorso : “Ci vuole un progetto di alternativa convincente e non solo numerica, e chi ha problemi di assessorato vada via dall' Udc, perché non possiamo vendere l' anima per il potere.





martedì 10 novembre 2009

IL VIALE DEL TRAMONTO NON FA PER NOI

La Seconda Repubblica, nei fatti mai nata, sta volgendo al termine con una lenta, angosciante e triste – sotto il profilo dello squallore – agonia.
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Ci saranno, ancora, dei colpi di coda, dei tentativi generosi per mantenerla in vita, ma nei fatti la sua fine è segnata e, quanto prima se ne prenderà atto, tanto meglio sarà per il nostro Paese. Per non essere frainteso non sto valutando la situazione con gli occhiali di una parte politica tesa ad addossare colpe e responsabilità sul proprio avversario. Mi limito ad osservare la situazione che si sta dipanando sotto gli occhi di tutti, ben felice se gli sviluppi avvenire dovessero darmi torto.
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Non passa giorno che i mass-media, con compiacimento, ricamino su casi di corruzione presenti negli enti pubblici e privati; le inchieste giornalistiche si sommano a quelle della magistratura e portano alla luce casi di malversazioni e tangenti diffuse; la gestione del territorio fa emergere metastasi profonde causate dalla “contrattazione”, piuttosto che da una severa regia tesa a salvaguardare il bene primario della salvaguardia dell’ambiente e dell’ordinato sviluppo delle attività umane.
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Strettamente interconnessi con questi aspetti di corrutela si pone lo stile di vita di molti che si trovano ai cosiddetti “piani alti” della politica e dell’economia. Si nota, spesso, un cinismo dominante, quasi che lo stile di vita non conti nulla. L’idea stessa che la carica o la funzione ricoperta comporti obblighi in materia di comportamento etico-morale non sfiora neppure lontanamente molti personaggi che ricoprono incarichi rilevanti nel settore economico, della Pubblica Amministrazione o della politica. Men che meno importa che si possa essere ricattati per questi comportamenti.
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Peccato che ricatti, tangenti e corruzione siano un tutt’uno, come recenti episodi stanno a dimostrare.
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La stessa indagine sul consumo di cocaina da parte dei “vip” pone almeno tre pensieri inquietanti: l’origine del denaro – e tanto – necessario all’acquisto della cocaina; l’effettività della lotta alla criminalità organizzata (camorra, mafia ecc.) che controlla il mercato della droga; l’incapacità di sviluppare politiche efficienti contro il dilagare del consumo di droga e le tossicodipendenze.
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L’immoralità diffusa ed il cinismo dei comportamenti furono l’amalgama che agevolò il crollo della Prima Repubblica. Spesso le lezioni della storia si dimenticano o torna comodo ignorarle. Il risultato, complessivo, per il nostro Paese sarebbe tuttavia devastante: il tramonto della democrazia e della libertà. Per tutti.
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Il viale del tramonto non si addice ai cattolici italiani che forti della propria storia e dei propri valori debbono contrastare questa deriva mettendosi al servizio del Paese per un percorso di ricostruzione e di speranza.