giovedì 23 luglio 2009

BURLANDO: basta far numero.......per le regionali 2010

Il candidato presidente del PD-IdV ed altri per la presidenza della Regione Liguria, Claudio Bulrlando (PD) oggi - nell’area del Consorzio Pianacci al CEP di Prà - ha tenuto a battesimo la propria Lista civica sostenuta anche da Roberto Hamza Piccardo, già portavoce nazionale dell’Ucoi (Unione delle Comunità islamiche). Il capolista dott. Besana ha dichiarato che “In questa comunità c’è molto forte la presenza islamica per cui mi sento di dire che oggi si candida anche la comunità islamica”.

Già in altre occasioni – non ultima il convegno svoltosi sabato 18 luglio alla Guardia – avevo illustrato le motivazioni per cui era necessario, per il bene della Liguria, mandare a casa la Giunta Burlando e, conseguente, l’UDC ligure non poteva che operare in tal senso in previsione delle prossime elezioni regionali del 2010.

Questa lista civica con i suoi supporters, conferma, a maggior ragione, la necessità che l’UDC ligure sia “altrove” rispetto all’alleanza che sosterrà Burlando nella sua corsa verso la presidenza della Regione Liguria.
Non solo. Occorre operare perché questo “altrove” sia sufficientemente forte per vincere le elezioni regionali ed assicurare l’allontanamento di Burlando e Co. dal governo della Regione Liguria.

domenica 5 luglio 2009

UDC: sì al modello regionale



Carissimi, mi è parso utile rilanciare il testo della lettera pubblicata sul “Corriere della sera” odierno. Al di là di tante fumisterie, chiarisce il modo di porsi dell’UDC a livello locale e regionale.
Per quanto riguarda la Liguria ho già espresso il mio pensiero recentemente. Ma vi tornerò sopra perché – a questo punto sarà oggetto di discussione a livello degli organi regionali dell’UDC e degli elettori.
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LA LETTERA
Casini e D’Onofrio:
Udc, sì al modello regionale
Caro direttore,
soltanto un riflesso condizionato, per un verso di vecchia politica e per altro verso di supponenza bipartitica, ha fatto affermare che l’Udc ha scelto in riferimento alle amministrazioni comunali e provinciali per le quali si è votato lo scorso giugno un atteggiamento di «doppio forno». Non ci meravigliamo per il fatto che questo giudizio sia stato usato nei confronti della scelta politica dell’Udc, che invece è stata ancorata ad una vera e propria strategia culturale fortemente innovativa proprio rispetto a quelle abitudini della vecchia politica, che ora si sono rivestite con questa nuova arroganza bipartitica. L’Unione di Centro — che ha dato vita significativamente ad una Costituente di Centro — si è mossa invece nel solco di una rigorosa coerenza politica con l’ispirazione sturziana che è posta a fondamento della propria rinnovata caratterizzazione di partito liberal-popolare, innovatore anche e soprattutto nel rapporto tra politica nazionale e politica locale.
Si fa infatti un gran parlare di trasformazione dell’Italia in senso federalistico ma sembra che non si sia ancora seriamente ragionato sulle conseguenze che questa trasformazione comporta per l’essere e l’operare anzitutto dei partiti politici. Un partito di centro come quello che l’Udc sta costruendo ha certamente nella definizione della propria identità un punto ineludibile di chiarezza, ma esso desidera allo stesso tempo essere rilevante per le scelte di governo, locali, regionali o nazionali che siano. Identità e cultura di governo sono pertanto a nostro giudizio entrambi essenziali ed è per questa ragione che critichiamo aspramente quanti affermano che il nostro comportamento è stato tipico di un partito che, se avesse scelto il doppio forno, avrebbe oscillato comunque e sempre in vista del conseguimento di posizione di potere, al contrario di quanto ha dimostrato nei fatti proprio l’Unione di Centro. Altro che doppio forno! Oltretutto facciamo fatica ad accettare lezioni di coerenza da chi, come il Pdl, ha sposato una doppia morale: condanna i ribaltoni (giustamente!) ai danni degli elettori e li pratica con disinvoltura quando li ritiene convenienti, come è accaduto in Sicilia la settimana scorsa.
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In conclusione, abbiamo ritenuto, riteniamo e riterremo che gli organi locali e regionali del partito debbano scegliere le alleanze di governo sulla base dei programmi che si intende realizzare in sede locale e regionale, in evidente coerenza con l'identità di fondo che l’Unione di Centro ha ripetutamente affermato essere l’identità tipica di un partito liberal-popolare di centro. «La vita regionale è vita locale nello spirito unitario»: così si esprimeva Luigi Sturzo nel volume «La regione nella nazione» pubblicato a Bologna nel 1949, all’indomani della Costituzione repubblicana vigente che aveva fatto proprie gran parte delle intuizioni e delle proposte dallo stesso Sturzo formulate all'inizio del ’900, consolidate all'atto della nascita del Partito Popolare Italiano e rese persino determinanti nella sua Relazione al 3˚Congresso del Partito Popolare Italiano che si svolse al Venezia nel 1921 e che Sturzo volle incentrare proprio sul tema del regionalismo. Partito liberal-popolare di programma con forte vocazione territoriale e quindi — a nostro giudizio — coerentemente orientato a consentire alle organizzazioni locali del partito la scelta delle alleanze di governo ritenute le più idonee per il bene comune delle comunità locali. Pier Ferdinando Casini
Francesco D'Onofrio

05 luglio 2009