giovedì 31 gennaio 2008

TABACCI e la ROSA BIANCA

Peccato. Poteva essere bello lavorare ancora insieme per costruire, con i tempi necessari, il centro alternativo al bipolarismo che tanti problemi ha creato al nostro Paese.

Le condizioni politiche e la legge elettorale sono tali che non consentono, al momento, realisticamente la costruzione e una presenza parlamentare significativa ad un polo di centro e, in politica - così come mi ebbe ad insegnare un grande amico dell'allora Forze Nuove cui mi sono sempre ispirato nella mia militanza democristiana - la testimonianza serve poco o niente.




Dire che la fretta è stata cattiva consigliera, anche se nel caso la fretta è comprensibile visto il degrado della società italiana, è un'ovvietà.


Dire che un po' più di sano realismo ed un po' più di umiltà sarebbero stati necessari è altrettanto ovvio.

Comunque, un grazie a Tabacci per quello che ha dato alla DC, prima, ed all'UDC dopo.

Voglio augurarmi che questa testimonianza consenta di ritrovarci, un domani, in una grande partito di centro.

lunedì 28 gennaio 2008

GARIBALDI. IL MITO CONTINUA !

Quest'anno, in pompa magna e con gran dispendio di energie e risorse pubbliche, viene celebrato il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza nel 1808.
Questo appuntamento poteva essere l'occasione per approfondire, da un punto di vista storico scientifico, la figura e le azioni di Garibaldi in Italia ed in America.
Nulla di tutto questo è sucesso.
Ci si è buttati a capofitto nella più trita retorica risorgimentale, fedeli al culto della personalità costruito e mantenuto intatto per decenni, proni alla consegna che "non si può parlare male di Garibaldi".
Eppure di Garibaldi si deve, anche, parlare male giacché non è tutto oro quello che luce. Una seria riproposizione storiografica del nizzardo dovrebbe superare i condizionamenti ideologici che stanno alla base del mito garibaldino.
Chiedersi perché questo non avvenga può sembrare una domanda retorica.
Eppure tanto retorica non è se abbiano presente che Garibaldi fu Gran Maestro della Massoneria Italiana che, per anni - attraverso i propri affiliati che ricoprivano le massime carico dello Stato - impose al Paese una visione di parte della costruzione dell'Unità nazionale e costruì sul mito del risorgimento anticlericale la giustificazione della propria permanenza al potere.
Il tentativo del regime fascista di costruire un'etica ed una mistica nazionale fu speculare a quella della massoneria risorgimentale che, anzi, condizionò dall'interno il regime e gli sopravvisse, diventando mentore culturale ed ideale del nascente comunismo italiano.
Non fu certo un caso se il Fronte Popolare adottò quale simbolo la figura di Garibaldi. Venuto meno il comunismo italiano, la cultura ufficiale del nostro Paese, priva del "padrone", ha riallacciato i nodi con il mito risorgimentale, con quella cultura anticlericale che sin dall'estromissione dei cattolici dal processo unitario italiano, attuata nel 1849, ha costituito la sorgente di leggitimità e della cultura e della visione dello Stato.
Rivedere con mente libera l'azione di Garibaldi significa mettere in crisi, far venir meno la leggitimità su cui si fonda la cultura ufficiale e su cui è basata - ed è ben più grave - la visione dello Stato di larga parte della società italiana.
Ma, in buona sostanza, signfica anche riconoscere che l'unica realtà unificante del nostro Paese è stata la Fede e la cultura cristiana, ben antecedente al mito del Risorgimento quale è stato costruito ed imposto all'Italia.
Per i cattolici, per le persone che sanno coniugare rettamente Fede e Ragione, il periodo fril 1848 ed il 1945 è Storia. Storia che deve essere investigata con metodo scientifico e senza apriori ideologici.
Per coloro che sono ancora imbevuti di cultura anticlericale o massone, quel periodo è la fonte di leggittimazione del loro strapotere culturale e politico (vedi gli episodi di intolleranza ultimi), per cui non si tocca una virgola della vulgata ufficiale. Ed il mito continua.

sabato 26 gennaio 2008

FERMARSI SULL'ORLO DEL BARATRO

Già per il passato ebbi a dire che le sorti del Partito Democratico non erano un mio problema; sennonché il Partito Democratico sta diventando un problema per il Paese in quanto le sue convulsioni interne hanno determinato una delle più gravi crisi di governo della storia repubblicana. Forse, inavvertitamente, hanno posto fine alla cosiddetta"seconda repubblica" e posto serie ipoteche sulla tenuta del sistema.
I giorni futuri faranno più chiarezza sul divenire e sul reale scontro di potere e di prospettiva politica verificatosi all'interno del Partito Democratico.

Molti di noi hanno ascoltato in diretta le sconce parole pronunciate da Bossi in cui ha minacciato la rivoluzione armata qualora non si andasse alle urne.
Condannare quelle parole, prenderne le distanze o deplorare non basta.
Il sistema bipolare che ha tormentato gli ultimi quindici anni di vita italiana ha comportato il formarsi di due armate brancaleone tese, entrambe, a raccattare di tutto pur di raggiungere la meta agognata del 51% dei suffragi: così a destra, così a sinistra. Ognuno si deve sopportare, facendo buon viso a cattiva sorte, i vari Bossi, Caruso, Agnoletto, Giuliani, Turigliatto, portatori di interessi diversissimi - e spesso contrastanti - rispetto al raggruppamento centrale. Il peggio è che questi personaggi non hanno il senso dello Stato e delle Istituzioni, anzi!
Inoltre, questo sistema bipolare concede a questi personaggi un potere di ricatto e di interdizione elevatissimo.

Se provassimo a superare il "mito" del sistema bipolare e rientrassimo nell'alveo della Costituzione che è fondato su un sistema parlamentare puro in cui non vi spazio per "capipartito" e "uomini delle provvidenza", in cui non vi è traccia di logiche bipolare, in cui sono indicati con chiarezza i binari in cui debbono viaggiare i partiti politici ed in cui - sostanzialmente - viene affermato il criterio della partecipazione dei cittadini alla vita del Paese, bene il giorno che raggiungessimo questo risultato sarebbe un bel giorno.

Sono fermamente convinto che la partecipazione (quella per la quale Gaber spendeva l'eguaglianza: libertà = partecipazione) si attua, all'interno di un sistema parlamentare, con una legge elettorale fondata sul criterio proporzionale e con la possibilità per i cittadini di scegliere (leggi voto di preferenza) i parlamentari.

Se su questi principi c'è un accordo in Parlamento è possibile costituire un Governo istituzionale (l'aggettivo non ha nessuna importanza) che vari la riforma elettorale e porti il Paese a nuov
e elezioni.
Ma se così non fosse davanti a noi c'è solo il baratro....

martedì 22 gennaio 2008

INTANTO IL PORTO DI GENOVA MUORE

Ci mancava anche la farsa della mancata (al momento) firma di Di Pietro per completare la tragicommedia della nomina del Presidente dell'Autorità Portuale di Genova.
Occorre risalire un po' indietro per comprendere i termini del problema.
Al momento della formazione del Governo Prodi venne posta in soffitta la cosidetta Legge Bassanini sulla riduzione dei ministeri - legge cui il Governo Berlusconi si era strettamente attenuto - e si ampliò a dismisura il numero di ministri, viceministri e sottosegretari in modo da accontentare tutte le molteplici componenti partitiche della maggioranza. Nel compiere questo allargamento si pensò di suddividere il Ministero del Trasporti e delle Infrastrutture in due Ministeri: da una parte i Trasporti (affidati al prof. Bianchi) e dall'altra le Infrastrutture (affidate al prof. Di Pietro). A parte la duplicazione di strutture (Direzione del Personale, Direzione Affari Generali, Ufficio Legislativo, Segreterie varie ecc.), con conseguenti aumenti di costi a carico dell'erario, si ebbe l'effetto di spartire fra i due nuovi Ministeri le competenze sulla portualità italiana e, conseguentemente, sulle nomine dei Presidenti delle Autorità Portuali che, adesso, dovevano essere effettuate "di concerto" fra i titolari dei due dicasteri. Nel nostro caso Bianchi e Di Pietro. Neppure ai tempi del vecchio Ministero della Marina Mercantile (allora deprecato, adesso rimpianto) si era giunti ad uno scempio della portualità italiana quale raggiunto in questi anni dal Governo Prodi.
Tutti conosciamo le danze ed i balletti condotti in casa del Partito Democratico genovese, ove le varie anime (un po' perverse…) hanno sgomitato per piazzare il proprio candidato sulla poltrona di Palazzo San Giorgio. Un problema che, grazie alla subordinazione delle categorie economiche ed "in primis" della Camera di Commercio al potere espresso dagli ex-DS, è stato giocato tutto in casa del Partito Democratico. L'unico che ha tentato la via dell'"ascolto" e del "dialogo" con le categorie è stato il Presidente della Provincia, Repetto, che ha proposto la candidature di Merlo. Però...però - al di là della mia personale simpatia e stima nei confronti dell'attuale assessore regionale ai Trasporti - una candidatura un po' pelosa trattandosi di un ex-Margherita, come lo è il Presidente della Provincia. In concreto un ex-Margherita che viene contrapposto ad un ex-DS (ex PDS, ex PCI) ed ad un europarlamentare ex-Ulivo.
Dopo assistiamo alla passerella di Palazzo San Giorgio voluta dal Presidente della Regione e l'ascolto delle categorie sempre voluto da Burlando; quanto basta per mandare su tutte le furie il sindaco Marta Vincenzi che si sente sfilare progressivamente la possibilità, non tanto di piazzare il proprio candidato a Palazzo San Giorgio, quanto di essere il vero "dominus" della città-porto.
Si giunge così alla decisione del Ministro Bianchi, condivisa da Burlando, di nominare Merlo quale Presidente dell'Autorità Portuale. Sembra tutto finito, ma non è così: c'è ancora l'incognita "del concerto" con il Ministro delle Infrastrutture Di Pietro e del parere della competente Commissione parlamentare.
Non occorre la sfera di cristallo per immaginare che, con un Governo Prodi in crisi ed i rapporti sfilacciati all'interno della maggioranza di sinistra-centro, la definizione della Presidenza dell'Autorità Portuale genovese - così come di quella di altri porti in scadenza - si allontani nel tempo. Intanto è stata prorogato l'incarico a Novi. Poi si vedrà.
Già si vedrà. Il porto è alla paralisi e non sto qui a ripetere cose risapute ed insolute da anni. Forse ha ragione chi preconizza un futuro in cui Genova sarà ridotta al ruolo di porto-feeder. Io non mi voglio rassegnare e voglio sperare che le forze sane e produttive della nostra città, della nostra Regione abbiano uno scatto di responsabilità per il futuro dei loro figli.
Comunque, si sappia che l'unica, vera responsabilità di questa drammatica situazione della portualità genovese abita (una volta si diceva in Salita San Leonardo) tra Piazza De Marini e Via San Lorenzo.

domenica 20 gennaio 2008

LA BAI HA PERSO LA...... VIA

Ci sono cose di cui non è possibile parlare male. Ad esempio Garibaldi. A Genova non è possibile parlare male della Bai, la mitica "Compagnia Goliardica Mario Baistrocchi" che quest'anno festeggia il suo 95° compleanno mettendo in scena lo spettacolo "Il fascino indiscreto della rivista...".
Ma. Voglio andare controccorente e parlare male della Baistrocchi. O meglio di questa Baistrocchi. Sono passati circa vent'anni dall'ultimo volta che ho assistito ad uno spettacolo della mitica Bai e quest'anno sono tornato a vedere la "mise en scene" della stagione 2007-2008.
Che delusione !
Certo le scene e le coreografie erano belle e ben curate, il ritmo puntuale, le musiche e le luci perfette, gli attori bravi, ma.... Ecco, partiamo proprio dagli attori. Se uno scorre le locandine degli anni trascorsi scopre che il palcoscenico è calcato pressocché sempre dalle stesse persone, anche il corpo di ballo - variamente denominato - vede pochi ricambi (nei tempi erano quasi tutti studenti universitari veri). Insomma la "Bai" sta professionalizandosi e questo non mi sembra un bene.
Ma ciò che manca - ed a distanza di vent'anni uno se ne accorge palesemente - è la mancanza del lazzo graffiante, irriverente; un'insolenza salace e bonaria, ma puntuale, verso le istituzioni genovesi - compreso il Magnifico Rettore ed il Senato Accademico - e quelle nazionali. Che pena quelle poche battute sceme sulla Marta Vincenzi e su Claudio Burlando ! Sembra quasi che sia cessata l'osmosi con la realtà genovese e nazionale.
Cara, vecchia "Bai" non vivere sugli allori. Non sprecare il consenso e l'affetto che ti circonda.
P.S.: E' scritto in azzurro in omaggio alla vecchia e cara Facoltà di Scienze Politiche

giovedì 17 gennaio 2008

QUESTI VERDI NON SMETTONO DI SORPRENDERCI

Ma guarda un po' cosa ti scopre "Il Velino" odierno
I rifiuti della Campania non vanno smaltiti in Germania, bensì nel territorio che li ha prodotti. Lo chiedono ufficialmente i Verdi tedeschi attraverso la loro portavoce al Bundestag per i problemi ambientali, la deputata Sylvia Kotting-Uhl (nella foto). In un comunicato pubblicato dal servizio stampa del suo gruppo parlamentare, Sylvia Kotting-Uhl boccia il sistema dello smaltimento all’estero (“Mülltourismus”, turismo dei rifiuti) patrocinato dal ministro dell’Ambiente, il verde Alfonso Pecoraro Scanio, negli ultimi anni assiduo frequentatore dei congressi dei Verdi (Grünen) in Germania e notoriamente riluttante alla costruzione di inceneritori nella sua regione. “Non si fornisce un aiuto reale agli abitanti di Napoli aumentando l’esportazione in Germania della loro immondizia – afferma la deputata ambientalista eletta a Karlsruhe –. Se si saturano le sovracapacità degli impianti tedeschi con rifiuti italiani, non si genera in Italia una spinta d’innovazione per costruire finalmente moderne strutture di smaltimento”. A suo avviso, il sistema attuale crea danni anche in Germania, dal momento che “in tal modo viene ulteriormente ritardata la chiusura di impianti tedeschi tecnologicamente obsoleti”.
L’apparentamento politico del suo partito ambientalista con la Federazione dei Verdi di Pecoraro Scanio non frena l’impeto critico della Kotting-Uhl: “Il turismo dei rifiuti sarà magari molto redditizio per chi vi partecipa, però non giova all’obiettivo dello smaltimento, né in Italia né in Germania”. E ancora un altro punto fermo: “I rifiuti non debbono viaggiare attraverso l’Europa, né su strada né per ferrovia”. La portavoce dei Verdi tedeschi sottolinea che “in Europa giustamente vale il principio che i rifiuti vadano smaltiti nelle vicinanze. Se la Germania vuole sul serio aiutare l’Italia – conclude – allora può farlo non con l’importazione di rifiuti, ma con l’esportazione di tecnologie”.

martedì 15 gennaio 2008

RIFIUTI e TERMOVALORIZZATORI IN LIGURIA



Il post sui rifiuti campani in Liguria ha ricevuto consensi e dissensi. Gli autori dei dissensi mi hanno additato come "leghista" e così ho appreso che tale termine è un insulto….specie per chi non ha argomenti da mettere in campo. Comunque, vedo che tutti e quattro i Presidenti delle Province liguri - cui compete l'amministrazione attiva dello smaltimento dei rifiuti - hanno espresso considerazioni sostanzialmente simili alle mie.
Al riguardo esprime due osservazioni: 1: I radicali provvedimenti preannunciati da Prodi per risolverela questione rifiuti in Campania si stanno dimostrando, come era ovvio, del tutto privi di contenuti reali; 2. Il Presidente della regione Liguria, Burlando, pur non avendo alcuna competenza in materia, ha fornito assicurazioni a Prodi senza aver verificato la disponibilità delle singole Province liguri. DILETTANTI ALLO SBARAGLIO !

La questione termovalorizzatore non può essere considerata a se stante, ma deve essere inserita in un sistema virtuoso in cui sia presente una raccolta differenziata a percentuali elevate, un trattamento dei rifiuti, un riciclaggio degli stessi ed infine il termovalorizzatore. Quest'ultimo impianto deve avere una dimensione provinciale, meglio regionale e dovrebbe essere ubicato - a mio avviso - in una zona servita da collegamenti stradali e ferroviari.

Premesso che lo smaltimento dei rifiuti ha un costo e che tale costo deve essere sostenuto da chi produce i rifiuti, occorre mettere in conto che non necessariamente il termovalorizzatore è fonte di reddito (anche se in alcuni Paesi lo è, ma alcuni sostengono che i costi reali sono superiori agli introiti ed il deficit è ripianato con contributi pubblici). Sono propenso a ritenere che la gestione del termovalorizzatore debba essere considerata non come un "centro di costo" a se stante, ma come gestione economica complessiva dello smaltimento dei rifiuti (nel senso predetto).

Mi sembra lezioso, in Liguria, continuare a rinviare la decisione sulla realizzazione del termovalorizzatore in previsione di futuri impianti più efficienti, più funzionanti e meno costosi. Il problema c'è adesso ed adesso deve essere risolto con i mezzi che la tecnologia mette a disposizione. Domani, col miglioramento scientifico, con la diminuzione della produzione dei rifiuti (e questo sarebbe un bel traguardo cui mirare) adotteremo altre soluzioni. La storia dell'umanità è sempre stata una rincorsa verso il meglio, non una fermata in attesa del meglio. Comunque, sarebbe sciocco, non immaginare gli interessi in gioco e le lobbies in campo e questo è uno dei motivi per cui sono nettamente contrario all'affidamento della realizzazione del termovalorizzatore all'AMIU.

Adesso viene inserita nella discussione il sequestro dell'impianto del Comune di Terni da parte della magistratura locale: mi pare che la questione verta su una cattiva conduzione dell'impianto, non sull'impianto in quanto tale. Se così stanno le cose si pone il problema della serietà di coloro che conducono gli impianti e dell'efficienza dei controlli, ma anche della vetustà tecnologica.

Mi permetto, comunque, di osservare che ben altro inquinamento abbiamo sopportato - anche in terra di Liguria - senza alcun intervento degli organi preposti, solo perché sequestrare gli impianti inquinanti significava mettere in cassa integrazione o licenziare centinaia e centinaia di maestranze, Certo la salute e la sicurezza non si barattano (la Tyssen di Torino e l'amianto di Casale M. insegnano), ma talvolta si spinge a tavoletta su questioni facilmente e rapidamente risolvibili solo perché è argomento del momento e si ha una facile audience sui mass-media……..

venerdì 11 gennaio 2008

RIFIUTI ANCHE IN LIGURIA ?



E così nonostante le assicurazione date in Consiglio regionale che la Liguria non avrebbe accolto i rifiuti campani e che, anzi, era necessaria dare una risposta strutturale al problema (parole dell'ass. Zunino), circa 1000 tonnellate di rifiuti urbani giacenti in Campania verranno trasferiti in Liguria con il beneplacito del Presidente Burlando e dell'Ass. Zunino.
Occorre dire con molta chiarezza che la Liguria dispone di 10 siti (GE: Scarpino, Busalla, Rezzoaglio, Sestri Levante; SP: Bonassola; SV Vado, Varazze, Magliolo; IM: Colletta Ozzetto e Ponticelli) utilizzabili per la discarica di rifiuti urbani "tal quali" e di questi 10 siti alcuni sono al limite della saturazione, altri sono di difficile accesso, altri fruiscono di autorizzazione temporanea.
Sicché non si vede come sia possibile, in una situazione già disastrata di per sé, accogliere rumenta proveniente dalla Campania.
Peraltro, invocare il principio di solidarietà per la Campania è veramente un insulto al buon senso della gente ed alla stessa solidarietà: sono quindici anni che la Campania non gestisce il problema dello smaltimento rifiuti e, più volte, altre Regioni italiane hanno accolto in questi anni (proprio per solidarietà) i rifiuti campani.
Intanto prosperava in quella Regione:
1. l'irresponsabilità politica ed amministrativa dei DS (leggi Bassolino) e dei Verdi (leggi Pecoraro Scanio) cui teneva bordone la Margherita (leggi Rosa Russo Jervolino) e l'UDEUR (leggi Mastella);
2. lo scaricabarile con i varii Commissari ai rifiuti, questi ultimi messi nelle condizioni di non operare (da qui le dimissioni dell'ottimo Bertolaso);
3. il foraggiamento indiretto e diretto della "camorra" ormai specializzata nel trasporto dei rifiuti;
4. una gestione delle discariche esistenti a dir poco allegra con un conseguente aumento di malattie per i cittadini;
5. la vessazione degli abitanti che pagano (chi le paga....) la tassa/tariffa per lo smaltimento dei rifiuti e vive sommersa dai rifiuti.
I responsabili di questo disastro sono stati eletti e rieletti, in questi quindici anni, in regolari elezioni da quella stessa popolazione per la quale adesso si invoca solidarietà. Si potrebbe dire: ve li siete scelti, godeteveli.......
Prima di parlare (inopportunamente) di solidarietà i responsabili del disastro ambientale della Campania vadano a casa e dopo il Governo (previo invio a casa di Pecoraro Scanio) risolva il problema in loco perché, come si dice in Liguria, "emmo zà daeto".
Una cosa è certa quei rifiuti in Liguria non debbono arrivare.

giovedì 10 gennaio 2008

Rumenta che viaggia

Sono sbarcate a Cagliari, provenienti da Napoli, circa 500 tonnellate di rumenta poste su alcuni autocarri.
Decisamente la Sardegna non aspettava altro regalo da questo Governo.


Intanto, come se tutto questo fosse normale, i responsabili di questa tragedia campana guardano con aria di sufficienza chi esprime dubbi e critiche sulla loro capacità di governo.
Usque tandem!

martedì 1 gennaio 2008

IL PROBLEMA E' MALPENSA, NON ALITALIA

Si continua al gioco delle tre tavolette, a creare confusione per non andare al nocciolo del problema.

La questione non è l'Alitalia.
La questione è Malpensa.

La questione non è l'Alitalia

Che l'Alitalia fosse un'azienda decotta ed incapace di qualsiasi rilancio lo si sapeva da perlomeno dieci anni, da quando fu fatto fallire l'accrdo con KLM, sino alle trattative inziate e subito chiuse prima con Air France e poi con Lufthansa. Un'azienda normale avrebbe portato da molto tempo i propri libri in tribunale per fallimento. Non sarebbe stato un gran male è successo con Swissair e con Sabena. Forse la via del fallimento avrebbe consentito il reale salvataggio dell'azienda. Si è preferito vivere alla giornata, abbandonare rotte prestigiose, far invecchiare la flotta, diminuire il valore economico e giungere dove siamo arrivati. immaginare che possano esistere altre soluzionei praticabili, a parte l'offerta Air France-KLM, costituisce un insulto all'intelligenza umana. Dovremmo portare un cero alla Madonna se riusciremo a cedere Alitalia ad Air France-KLM. Non è certamente praticabile l'offerta AIRONE, azienda che ha più problemi economici dell'Alitalia. Forse poteva essere interessante la Lufthansa, ma si è perso troppo tempo e le condizioni non erano accettabili per l'azienda tedesca. Se la tanta decantata economia "padana" fosse stata in grado di presentare un progetto industriale avrebbe potuto farlo - il problema esiste da dieci anni - e se non l'ha fatto è inutile che si cerchino soluzioni in quella direzione. Credo siano note le diffcioltà in cui si dibattono le compagnie aree regionali fondate o sostenute in questi anni da industriali del Nord per capire che, al di là della buona volontà del Presidente Galan, che le uniche soluzioni realistiche passano per la vedita ad un vettore internazionale che, con l'acquisizione di Alitalia, costituirà la compagnia aerea attorno a cui costruire il vettore dell'Europa.
Adesso il problema è trattare in maniera intelligente con Air France-KLM e portare a casa quanto più è possibile.
Le OO.SS., la Regione Lombardia e gli Enti Locali lombardi diano il loro contributo a questa trattativa senza mettersi di traverso o porre ostacoli: sappiano che dopo questa trattativa c'è solo il fallimento dell'Alitalia.
La questione è Malpensa
Molti, come il sottoscritto, quando si pose il problema della nuova Malpensa considerarono un errore la decisione che venne adottata sia perché non era stato elaborato alcun Piano del trasporto aereo per il Nord-Italia, sia perché l'economicità di Malpnesa era legata a doppio filo alle scelte di Alitalia. Abbiano visto come è finita: infrastrutture di collegamento della nuova Malpensa mai completate, crescita di nuovi scali aeroportuali con vocazioni di hub nell'area padana (Orio al Serio, Torino, Venezia, Treviso e adesso si ipotiozza anche Montichiari) che hanno sottratto traffico passeggeri e merci a Malpensa, mantenimento di Linate per i voli con Roma. Insomma un disastro annunciato.
Ma la Regione Lombardia, la Provincia di Milano dove erano nel frattempo ?.
Il Governo nazionale che si arroga la pianificazione di tutto - lo sapete che verrà costruito un altro aeroporto al servizio della capitale vicino a Viterbo - si è ben guardato di elaborare uno "straccio" di piano nazionale dei trasporti aerei. Ma tale distrazione riguarda anche i porti marittimi..... e fra un po' ne vedremo delle belle anche in questo settore !
Adesso la questione che si pone è come dare un senso allo scalo di Malpensa.
A questo sono chiamati, ognuno per la loro parte, in uno sforzo comune le Istituzionio pubbliche del Nord, le Organizzazioni sindacali e le Organizzazioni di categoria.
Altro che manifestazioni sulle piste aerportuali di Malpensa !
E' troppo comodo invocare il federalsimo, ma applicarlo a senso unico!